Estorce denaro ai padronciniLentatese finisce in manette

Lentate sul Seveso – Sulla carta d’identità risultava un ligio operaio di un’impresa di Figino Serenza, nella realtà per arrotondare lo stipendio estorceva soldi a padroncini in cerca di lavoro. Pietro P., 31 anni, residente a Birago, ora deve rispondere di un’accusa pesantissima: estorsione in flagranza di reato.

Ad arrestarlo in settimana sono stati i carabinieri della compagnia di Cantù, che sono entrati in azione alla “Nagel” di Figino Serenza, rivendita all’ingrosso di prodotti alimentari, risultata estranea alla squallida vicenda. A far partire le indagini è stata una vittima, un camionista che si è presentato alla caserma canturina denunciando ripetute richieste di denaro da parte del biraghese. In cambio? La possibilità di lavorare per l’impresa di Figino, un “lusso” da pagare a caro prezzo in un periodo di forte crisi generale.

I militari raccolte tutte le sfaccettature del caso, si mettono d’accordo con la vittima. Il giorno dell’estorsione fotocopiano tutte le banconote, che di lì a poco avrebbero fatto parte della mazzetta da duemila euro da allungare a Pietro P, responsabile del settore trasporti. Tutto fila liscio. Il camionista porta i soldi, li consegna al suo ricattatore, il biraghese li intasca soddisfatto e in quel momento gli uomini dell’Arma escono allo scoperto. Chiedono le generalità, controllano i soldi, li confrontano con le fotocopie e non c’è dubbio: fanno parte della mazzetta appena pagata dal povero camionista.

Per il trentunenne scattano le manette ai polsi e soprattutto l’arresto per estorsione in flagranza di reato. Dalle indagini emerge che non era certo una novità per lui chiedere soldi ai padroncini e l’importo rivendicato, era stato calcolato in base a una percentuale precisa: il 10 per cento del fatturato che avrebbe fatto la vittima lavorando per la ditta di Figino Serenza. All’uomo, sentito da giudice mentre si trovava in cella, sono stati concessi gli arresti domiciliari.