Monza – Ha preso il coraggio a due mani e l’ha messo nero su bianco. Ha preso carta e penna e ha scritto una storia. Una storia consegnata ai carabinieri di Monza. Una storia che parla di «pazienti ritenuti una merce, e non essere umani». Una storia dove Mirko Damasco, commissario provinciale della Croce rossa italiana, ci ha messo la faccia, in prima persona. Ed ecco cosa racconta quella storia. Martedì ha consegnato all’Arma monzese un esposto sulle «modalità di effettuazione dei trasporti sanitari semplici nella città di Monza».
Si tratta di quelle ambulanze, quasi sempre private, che prelevano anziani o malati nelle proprie abitazioni, li portano all’ospedale per cure e visite e poi li riportano a casa. Trasporti non urgenti, insomma, che quindi non sono coperti dal sistema sanitario regionale e che quindi gravano completamente sulle spalle degli utenti. Proprio per venire incontro ai pazienti, la giunta regionale lombarda ha deliberato, nel maggio del 2006, «i rimborsi massimi da riconoscersi per i trasporti sanitari che non rivestono carattere d¿urgenza ed emergenza resi direttamente a cittadini da parte dei soggetti che esercitano l’attività di trasporto sanitario».
Ovvero il Pirellone dice: «Se dovete effettuare dei trasporti verso ospedali o case di cura, non potete superare questa cifra. Sotto, potete applicare la cifra che volete. Ma sopra non potete andare». Una legge che vale per tutti. Ma, secondo lo scritto di Damasco ai carabinieri, a Monza e in Brianza non funziona così. le segnalazioni «Da un po¿ di tempo alcuni cittadini ci segnalano che nel nostro territorio queste regole non vengono seguite . scrive Damasco -. Ci sono Croci che si fanno chiamare onlus e che fanno pagare i trasporti entro i 15 chilometri anche 40/50/60 euro a volte rilasciando ricevuta, altre volte non rilasciandola nemmeno. Molti nostri volontari rimasti senza lavoro per la crisi sono poi stati assunti da queste croci e ci raccontano di lavoro nero, lavoro volontario retribuito etc. Purtroppo non si vogliono esporre denunciando questi fatti».
Quello scoperchiato da Damasco, con la sua lettera di denuncia ai carabinieri, è un sottobosco di realtà piccole e grandi che cerca di ottenere il massimo, ovvero il rimborso più alto possibile, dalle tasche di persone alle prese con malattie anche gravi (basti pensare ai malati di tumore che rappresentano una fetta molto ampia della clientela) sfruttando l’ignoranza delle persone. Difficile che qualcuno sia a conoscenza dell’esistenza del tariffario regionale. Quindi, perché non approfittare della situazione cercando di ottenere più del massimo, ovvero il doppio se non di più?
«E’ questo un mondo in cui è giunto il momento di mettere mano, perché questi atteggiamenti hanno ripercussioni pesantissime sui cittadini, soprattutto quelli in difficoltà – prosegue l’esposto -. Quello dei trasporti che vengono fatti pagare a peso d’oro è un argomento risaputo da molto tempo, ma ora ha raggiunto livelli insopportabili. Durante i nostri servizi capita che i pazienti, a cui facciamo pagare i trasporti alle tariffe stabilite dalla Regione, ci facciano notare come, per lo stesso tipo di trasporto, abbiano pagato il doppio o il triplo con altre associazioni, molto spesso senza avere ricevuta».
Per Damasco questo metodo applicato da diverse Croci sia una forma di concorrenza sleale per chi, come la Croce rossa o la Croce bianca, rispetta le regole del gioco: «Questo comportamento tende a eliminare le associazioni serie che lavorano con volontari non pagati e personale in regola a tariffe calmierate. Queste associazioni diventano ricche con questi trasporti e permettono loro di partecipare alle gare d¿appalto abbassando di molto i prezzi e quindi sbaragliando la concorrenza». Mettendo all’angolo del Croci serie. Che questa volta, stanche di prendere legnate sui denti, hanno deciso di passare al contrattacco. Restituendone qualcuna.
Davide Perego