É morto Franco Ventura, il “badante” della politica monzese

Se ne è andato con lo stile di sempre, la discrezione, dopo una vita spesa, tra l'altro, prima al fianco del senatore Rizzi e poi come collaboratore del consigliere comunale Sabini
Monza 2025 Franco Ventura lutto
Un bel primo piano di Franco Ventura

Franco Ventura, detto “il Franco“, classe indefinibile e ideologia smarrita nei meandri di Tangentopoli, è stato una figura mitologica della politica di seconda, terza, e forse anche quarta fila. Ex glorioso autista del senatore Rizzi, che si dice lo preferisse ai taxi per la sua capacità di guidare e, nel frattempo, raccogliere voti porta a porta, Franco aveva vissuto i tempi d’oro del PSDI quando ancora bastava una stretta di mano e un Campari per farsi nominare sottosegretario ombra di sezione che poi era un tributo al nulla.

Lutto: esperienza e adattabilità le sue linee guida

Dopo il tracollo socialista, mentre molti ex compagni si riciclavano come opinionisti o consulenti aziendali, Ventura si reinventò “survivor urbano”, tirando a campare tra incarichi improbabili, convegni-fantasma e prestazioni occasionali in politica. Il suo curriculum si era ormai ridotto a due parole chiave: “esperienza” e “adattabilità“, interpretate con uno stile tutto suo, degno di un personaggio uscito direttamente da un film di Nanni Loy.

Lutto: il ruolo di badante politico di Pierantonio Sabini

Nel 2001, il colpo di genio: Franco diventa badante politico di Pierantonio Sabini, consigliere comunale noto più per le sue crisi ideologiche che per i voti in aula. Sabini, un uomo che per principio non votava mai nulla, soprattutto se richiesto dal suo stesso partito (Forza Italia), rappresentava una minaccia costante all’approvazione del centro commerciale “La Cattedrale del Consumo”. Che altro non era che l’attuale Centro di via Lario. E fu qui che Ventura si rivelò indispensabile: 50 euro a sera per seguire Sabini ovunque. Dal bagno dove sussurrava “è solo un centro commerciale, non è la svendita dell’anima” al “povero” Pierantonio. Al ristorante dove aveva l’incarico di “annusare” il vino prima che lo bevesse il consigliere reprobo. Più di una volta fu visto versare segretamente acqua frizzante nei calici, temendo derive etiliche che avrebbero potuto trasformare l’astensione di Sabini in un “no” clamoroso.

Lutto: un’immagine sbiadita, ma vivida

Ventura era brillante, a modo suo. Parlava con aforismi riciclati, citava Nenni e Mike Bongiorno nella stessa frase e sapeva sempre dove piazzarsi per entrare in una foto ufficiale senza essere invitato. É morto come aveva vissuto: con discrezione, ironia e probabilmente ancora in credito con tre o quattro segretari di partito. Di lui resta un’immagine sbiadita ma vivida: un uomo col tesserino sempre al collo, la battuta pronta e una strana, inspiegabile utilità in qualsiasi situazione. Durante un pellegrinaggio mariano alla grotta della Madonna della fonte Bracca era successo di tutto, ma questa é un’altra storia che magari non interessa nessuno se non a nostro Signore e pochi altri che erano presenti.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.