Cesano, la ‘ndrangheta colpiscetra sequestri e spari alle vetrine

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Cesano – Tredici colpi di arma da fuoco contro la vetrina della concessionaria Audi Volkswagen “Corbetta” di via Manzoni. Era la notte del 19 dicembre 2009. Il sospetto che si trattasse di un vero e proprio agguato è diventato una certezza, alla luce della maxi indagine sulla ‘ndrangheta, che ha coinvolto in pieno la Brianza. Gli investigatori non hanno dubbi, come rivela l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Andrea Ghinetti nei confronti degli affiliati lombardi. A sparare, quella notte, furono gli appartenenti al “locale” (la struttura di base) di Desio. La responsabilità del gesto è riconducibile, in base alle intercettazioni, a Ignazio Marrone e Candeloro Pio, finiti in carcere martedì mattina nel blitz effettuato dai militari della compagnia di Desio del capitano Cataldo Pantaleo. Prima di agire, Marrone ha chiesto il permesso a Pio, uno dei personaggi più autorevoli del clan. Il giudice cita l’episodio di Cesano proprio per mostrare “la paura e il timore che incute Candeloro”. Lo rivelano le intercettazioni di una conversazione tra Marrone e Candeloro, avvenuta sull’auto di Pio. E Marrone a parlare: “Guarda che ti avviso io…eh sai tu la Wolkswagen che c’è qua? La Wolkswagen Corbetta. Io in settimana gli faccio il battesimo, tutte le vetrine, gli ha fatto un’infamata ad un amico mio, gli ha fatto. A me ha infamato e …ah…che noi smontiamo macchine io e Vizzi. Vedi, questo te lo dico, va bene Compare?”. Scrive il giudice: “L’autorizzazione ha avuto esito, dato che tra il 18 e il 19 dicembre la vetrina della predetta concessionaria è stata trafitta da tredici colpi di pistola calibro 9”. La cellula desiana è particolarmente attiva a Cesano Maderno: gli affiliati puntavano anche qui a controllare l’attività politica. “Certamente – si legge nell’ordinanza – si può parlare di un’area di influenza anche per quanto concerne l’infiltrazione nella pubblica amministrzione, che riguarda i comuni di Desio e Cesano Maderno”.

Altro episodio – In città è avvenuto, tra l’altro, uno degli episodi più inquietanti documentati dagli investigatori, impegnati per due anni nella complessa indagine fatta di pedinamenti e intercettazioni. La cosca desiana è ritenuta infatti responsabile di un sequestro di persona, avvenuto il 7 ottobre 2009, nei confronti di un autotrasportatore che “intralcia gli affari pseudo leciti del sodalizio”. L’uomo viene sequestrato e picchiato, punito per aver mancato di rispetto al capo della società, Candeloro Pio, che per l’occasione chiama a raccolta tutti i soci. Lo racconta lo stesso Pio intercettato alcuni giorni dopo l’evento: “Lo porto al parcheggio, eravamo qualche otto nove persone, parola d’onore, quante gliene ho date”. Commenta l’interlocutore: “Hai fatto bene, se li meritava”.

P.F.