Cesano, curati all’Oasi Lipuricci e tortore tornano liberi

Due ricci hanno catturato l'attenzione soprattutto dei più piccoli, alcune tortore ed una poiana hanno invece spiccato il volo sotto lo sguardo degli spettatori, in rispettoso silenzio per non spaventare i volatili restituiti alla natura.
Cesano, curati all’Oasi Lipuricci e tortore tornano liberi

Cesano – Anche quest’anno le Oasi Lipu di tutta Italia hanno celebrato la loro festa. Nonostante i capricci del tempo, nell’area protetta di Cesano si è tenuta una delle manifestazioni che da sempre richiama più visitatori. Un centinaio di impavidi che non si sono lasciati scoraggiare dalle nubi hanno assistito alla liberazione degli animali selvatici curati nel centro di recupero della Lipu ”La Fagiana”, a Ponte Vecchio di Magenta. Due ricci che hanno catturato l’attenzione soprattutto dei più piccoli, alcune tortore ed una poiana hanno invece spiccato il volo sotto lo sguardo degli spettatori, in rispettoso silenzio per non spaventare i volatili restituiti alla natura. L’emozione nel vedere questi animali spiccare il volo è stata palpabile. «Ogni anno mandiamo verso i nostri centri di recupero almeno una trentina di animali – spiega Cinzia Casali, dell’Oasi cesanese – sarebbero molti di più ma preferiamo invitare chi si presenta con gli animali feriti a portarli direttamente alla Polizia provinciale oppure a Magenta». Le storie di questi volatili sono tutte molto simili tra loro, spesso si tratta di cuccioli che stanno imparando a volare (e che bisogna assolutamente evitare di toccare) oppure, nel caso dei rondoni, che non riescono più a spiccare il volo (è una specie ”pesante”, che non tocca mai il suolo altrimenti ha bisogno di ”una spinta”). «Gli esemplari adulti – continua Cinzia Casali – capita restino impigliati nei teli dei camion, oppure che sbattano contro costruzioni provocandosi fratture nell’ultimo anno ci sono capitate diverse specie: gheppi, allocchi, aironi. Il più strano è stato un gufo, guarda caso la sera di Halloween, portatoci da un signore che poi lo ha portato direttamente nel centro di recupero di Ponte Vecchio. A Milano vicino a via Ripamonti c’è uno storico ”roost” dentro un pino – luogo in cui i gufi si rifugiano per passare l’inverno, una sorta di nido – che ne ospita molti. Probabilmente il nostro gufo si era perso cercando la strada proprio per quel rifugio, in questa zona non ci sono ed è molto raro avvistarli».

g.p