Carate, tolto l’utero dopo il partoOspedale risarcirà 400mila euro

Carate, tolto l’utero dopo il partoOspedale risarcirà 400mila euro

Carate – Una vera batosta, quella del risarcimento che l’Azienda ospedaliera di Vimercate dovrà riconoscere ad una donna di 33 anni di Casatenovo, sottoposta, all’ospedale di Carate, all’asportazione dell’utero subito dopo avere dato alla luce la sua bambina. Riconosciuti alla mamma 443.745 euro per lesioni permanenti e per il danno esistenziale causato. La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi dal giudice civile del Tribunale di Desio, Simona Impronta.

I fatti nel 2001
– L’episodio risale al 2001 nel periodo in cui la donna si trovava ricoverata nel reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio cittadino. Quello che doveva essere un giorno di gioia, si è trasformato in un momento tragico. Con una giovane mamma che ha rischiato addirittura di perdere la vita. La partoriente, durante la fase di travaglio e subito dopo la nascita della figlia, è stata sottoposta, come ha rilevato il giudice, «ad attività mediche errate, implicanti l’asportazione dell’utero, con totale perdita della capacità procreatrice, in contesto assistenziale di estremo dolore inutilmente inflitto». A lenire il dramma, la nascita di una splendida bambina, sana, che ora ha quasi 8 anni e vive con i genitori.

Riconosciuto il danno esistenziale – Ma le conseguenze per la madre sono state pesanti e non solo di natura biologica, come ha riconosciuto l’avvocato lecchese Giorgio Brambilla che ha promosso la causa contro l’Azienda ospedaliera di Vimercate. «Purtroppo la mia cliente, dopo l’accaduto, ha vissuto un periodo molto difficile. E non solo lei, ma anche il resto della sua famiglia – spiega il legale della donna –. Questo aspetto è stato riconosciuto dal giudice che ha acclarato, oltre al danno biologico, anche quello esistenziale. Un fatto che non sempre si verifica perché di solito viene calcolato secondo parametri ricavati da tabelle. In questo caso, invece, le ripercussioni sulla vita personale della donna sono state riconosciute pienamente». Andando a leggere le motivazioni della sentenza, il magistrato chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di risarcimento annota che «il consulente evidenzia alcuni passaggi nei quali sono ravvisabili profili di negligenza, imperizia e applicazione non corretta delle pratiche mediche».

Assistenza insufficiente
– In sostanza l’assistenza al travaglio della partoriente sarebbe stata condotta in modo superficiale e senza la partecipazione di una figura medica. E’ stata anche rilevata una mancata osservazione del protocollo per la corretta gestione del caso. Oltre ai 443.475 euro di danni morali e materiali, L’azienda ospedaliera dovrà anche far fronte agli interessi legali, pari a 16mila euro.
Ivan Bavuso