Boss dalla Calabria fino a MonzaPer la droga della ndrangheta

La droga la trovavano i compari di Monza, citt in cui andavano per ritirare i pacchi. C' anche la Brianza nell'inchiesta che ha portato luned notte i carabinieri di Reggio Calabria ad effettuare 65 arresti n ei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca Iamonte, famiglia di 'ndrangheta con base a Melito Porto Salvo.

Monza – La droga la trovavano i compari di Monza, citt in cui andavano per ritirare i pacchi. C’ anche la Brianza nell’inchiesta che ha portato luned notte i carabinieri di Reggio Calabria ad effettuare 65 arresti nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca Iamonte, famiglia di ‘ndrangheta con base a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio, appunto, ma con storiche diramazioni anche nel monzese, in particolare a Desio. L’inchiesta ha fatto notizia anche per aver portato in carcere il sindaco di Melito Porto Salvo Gesualdo Costantino, che deve rispondere della pesante accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Armi, droga e appalti nel mirino degli inquirenti.
Tra le persone raggiunte dal provvedimento restrittivo, c’ anche un brianzolo, il 32enne Luca Bruno Cannizzaro, di Seveso. Nei dialoghi degli indagati, intercettati dagli inquirenti, compaiono anche rifermenti a Monza, come quello in cui uno dei personaggi coinvolti parla di una trasferta tra Milano e Monza per trattare alcune partite di stupefacenti. In un altro passaggio finito nella monumentale ordinanza restrittiva emessa dal gip del tribunale reggino, si parla di un altro viaggio a Monza da parte di Francesco Fosso, 28 anni, di Melito Porto Salvo, per ritirare due pacchi. Riferimenti, e anche molto pesanti, anche a proposito degli amici di Desio, sede del ‘locale’ capeggiato da Annunziato Moscato, condannato recentemente a 11 anni in primo grado per associazione mafiosa nell’ambito del processo ‘Infinito’.
La cosca controllava il traffico di armi e sostanze stupefacenti e si era infiltrata nella pubblica amministrazione della localit calabrese: gli Iamonte hanno condizionato, con il supporto di alcuni imprenditori affiliati e la connivenza degli amministratori locali. I reati riguardano il pagamento del pizzo, l’imposizione delle forniture e della manodopera, fino ad arrivare all’accettazione coatta, da parte di alcuni imprenditori, dell’estromissione da gare di appalto e lavori in favore di imprese riconducibili alla cosca. I destinatari dei provvedimenti cautelari sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, vendita e detenzione di armi e munizioni; associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo hashish e marijuana, spaccio in concorso di ingenti quantitativi sostanza stupefacente.
Federico Berni