Monza/Desio/Vimercate – Ci sono almeno tre brianzoli tra i 27mila iscritti che lunedì 15 aprile hanno corso la maratona di Boston, colpita dall’esplosione di due bombe sul traguardo quando ancora stavano arrivando i concorrenti.
(Il live blog di Boston.com e il video dell’esplosione girato da Steve Silva del Boston Globe).
Giancarlo Pavan dei Runners Desio è uno dei 227 italiani nella lista dei partenti e che il consolato italiano a Boston ha contattato in accordo con l’Unità di crisi del ministero degli Esteri. Alla partenza anche una monzese, che ha preferito non comparire con nome e cognome, e Davide Redaelli di Vimercate. Non sembrano esserci notizie di italiani feriti.
Le esplosioni – Le esplosioni sono avvenute poco prima delle 21 italiane e hanno provocato tre morti (un primo bilancio si era fermato a due, tra cui un bambino di 8 anni che attendeva il padre all’arrivo) e decine di feriti, alcuni molto gravi, soprattutto tra il pubblico e tra i familiari che attendevano gli atleti. Alla fine le forze dell’ordine hanno smentito di ritrovato cinque bombe predisposte per far strage lungo il percorso: ne sono state ritrovate due, quelle che sono esplose forse azionate a distanza da un cellulare. Il portavoce dell’Fbi ha quindi escluso il ritrovamento di cinque ordigni, come detto da alcuni canali televisi (come l’Abc).
Sul blog dei Runners Desio, un utente attivo nelle attività delle società ha scritto di aver sentito Pavan: “Ho sentito Giancarlo e sta bene!”, ha scritto. La società si è attivata per contattare il suo atleta.
Dalla lista d’arrivo risulta che Pavan, 54 anni, ha chiuso la sua prova in 3 ore 15 minuti 22 secondi, secondo le informazioni almeno mezzora prima del primo scoppio. Davide Redaelli, 40 anni, su Facebook ha postato alcune foto e una frase rassicurante: “Tutto bene, solo tanta paura…”.
Otto minuti – Dalla felicità per aver chiuso la corsa sotto le 4 ore festeggiata dal figlio, al terrore della prima esplosione “8 minuti dopo aver passato il traguardo”. Una runner monzese l’ha raccontato in una mail scritta di getto per rassicurare familiari e amici. «Ho pensato a un’autobomba, fumo altissimo. Ho iniziato a correre verso mio figlio, poi la seconda esplosione e la corsa verso l’albergo – ha riferito C.B. – Ci siamo ritrovati nella hall. Un momento che ha lasciato il segno. Ora siamo in albergo, nei 50 blocchi chiusi dall’Fbi. Fuori sirene ed elicotteri.
Sono felice di scrivervi queste cose. Personalmente credo che il valore dei legami anche casuali che la vita ci propone non vada sottovalutato e, dove possibile, fatto crescere con magnanimità. Non credo ci sia altro di importante. I bostoniani sono in visita tra le nostre camere con bottiglie per portare amicizia e sorrisi. America sempre grande e generosa».
La manifestazione – La maratona di Boston è una delle più antiche e quest’anno era all’edizione numero 117 (vai al sito ufficiale). L’organizzazione ha fornito i dati ufficiali: 23.326 partenti, 17.584 hanno tagliato il traguardo e 4.496 sono stati bloccati al km 40.
«Non abbiamo ancora risposte, ma troveremo i responsabili»: lo ha detto il presidente Usa Barack Obama parlando alla nazione tre ore dopo l’esplosione delle bombe alla maratona di Boston. L’Fbi l’ha definito “un attentato”, precisando però non sapere ancora se “di natura interna o internazionale”.
«Oggi è un giorno triste per la città di Boston, per la comunità dei runner e per tutti coloro che sono stati qui per godersi la 117esima della maratona – è scritto sull’home page del sito ufficiale della manifestazione – In quello che avrebbe dovuto essere un giorno di gioia e di festa, rapidamente la partecipazione alla maratona è passata in secondo piano. Siamo in grado di confermare che tutti i corridori che sono rimasti bloccati dopo i tragici eventi hanno fatto ritorno al punto d’incontro».
Redazione online
(modificato il 16 aprile)