Blitz ‘ndrangheta, il giorno dopoIn Lombardia la terza generazione

Blitz ‘ndrangheta, il giorno dopoIn Lombardia la terza generazione

Monza – Imprenditori che agiscono con metodi mafiosi: è la terza generazione dell”ndrangheta in Lombardia. Questa, secondo il il procuratore della Repubblica di Milano Manlio Minale, la fotografia dell’organizzazione mafiosa smantellata questa mattina dai carabinieri tra il capoluogo lombardo e la Calabria.

«Quella condotta dai carabinieri è un’indagine particolarmente significativa che ha permesso di individuare la terza generazione dell”ndrangheta in Lombardia, quella costituita da imprenditori che agiscono con metodologie mafiose, grazie alla forza di intimidazione che nasce anche dal collegamento con le casi madri in Calabria» spiega Minale, chiarendo che «la prima generazione era dedita alle estorsioni dirette e al traffico di stupefacenti, e la seconda dimostrava la volontà di partecipare agli utili delle aziende imponendo la propria presenza in qualità di soci occulti».

Secondo il procuratore, la nuova generazione, «presente nel tessuto socioeconomico lombardo e forte dei capitali accomulati dai nonni e dai padri», va oltre «l’intermediazione parassitaria tipicamente mafiosa» e mostra anche il «tentativo di svincolarsi dalle case madri per poter fare affari e tenersi fuori dai contrasti e dalle faide che caratterizzano i territori di origine in Calabria». Insomma le ‘ndrine del milanese dimostrano «non piena autonomia ma una certa libertà d’azione», tanto da trovarsi in alcuni casi al centro «di pretese da parte delle casi madri».

Minale si riferisce al fatto che gli arrestati nell’operazione condotta dai militari del Gruppo di Monza e dei colleghi della Compagnia di Sesto San Giovanni (Milano) sono considerati affiliati alle famiglie degli Arena e dei Nicoscia, ‘ndrine al centro di una sanguinosa faida che ha per teatro Isola Capo Rizzuto (Crotone). Mentre in Calabria parlano le armi, nel milanese le due famiglie sono alleate dal 2006 per spartirsi gli affari, prevalentemente, incentrati sugli appalti nel settore edile.

«L’importanza di questa indagine – conclude il procuratore della Repubblica di Milano – consiste nel fatto di aver analizzato e toccato con mano le nuove metodologie utilizzate dalle ‘ndrine, fatto che apre nuovi orizzonti investigativi e ci permette di formulare nuove strategie di contrasto».

(Apcom)