Besana e il ministro contestatoDivampano le polemiche

Besana e il ministro contestatoDivampano le polemiche

Besana – Continua a soffiare il vento della polemica sulla contestata partecipazione del ministro Mariastella Gelmini alla “Festa in famiglia" di ieri, martedì 2 giugno, l’evento elettorale che ha ospitato in piazza Umberto I i sostenitori del candidato sindaco Vittorio Gatti. A 24 ore dalla festa, gli organizzatori contestano i contestatori. Durissimo Emanuele Pozzoli, segretario della Lega Nord, sul sito “Besanaweb.it”: «Alla contestazione di oggi contro il ministro Gelmini hanno partecipato l’assessore Antonio Pizzagalli, diversi candidati della lista di “Insieme per Besana” e il vicesindaco Pirovano. Alla manifestazione dedicata ai bambini queste persone si presentano con parole irripetibili rivolte ad una donna. Il nostro vicesindaco – aggiunge il candidato della lista di Pdl-Lega Nord e Udc – nonostante l’importante ruolo istituzionale, manifesta in modo fuori luogo, con gesti non degni del ruolo che ricopre. Una vergogna per tutti i besanesi: invece che accogliere con il benvenuto un ministro nella nostra città, la seconda carica cittadina si presenta con l’intento di rovinare la festa della lista Gatti sindaco e non permette al ministro di esprimersi».

"Mi hanno dato un calcio"
– Rincara la dose in una lettera spedita in redazione Dario Crippa, consigliere uscente del Pdl, candidato anch’egli nella lista che sostiene Gatti: «Non eravamo a un comizio puramente elettorale. A contorno della squallida azione di un gruppo di persone tra cui il vicesindaco e alcuni assessori della giunta, c’erano famiglie con bambini che erano lì per divertirsi e per nulla interessati al loro messaggio politico. Cosi, non curanti di bambini festanti, di gente radunata solo per passare un pomeriggio in allegria, sono partiti con fischietti, urla, striscioni e frasi sconnesse appena iniziate le arringhe sul palco». E aggiunge, ripercorrendo gli attimi concitati: «Mi arriva pure un bel calcio sul polpaccio che mi rischia di rovinare a terra con bandiera e figlia in braccio. Non potevo crederci. Nutro profonda disistima per coloro che hanno rovinato con fischi, urla e volgarità una festa con i nostri figli non capendo di essere completamente fuori luogo e fuori tempo».

Pirovano ricercatore precario – Replica l’assessore all’Istruzione, il vicesindaco Luigi Pirovano: «Ero in piazza a titolo personale, come ricercatore universitario precario che ha voluto esprimere in modo pacifico il suo dissenso. Non ritengo che quella fosse una manifestazione ufficiale, ma un appuntamento elettorale, tanto che a sindaco e giunta non era arrivato alcun invito a partecipare. Nego di aver fatto gesti inconsulti e inqualificabili: ero in piazza, sì, ma non ho usato fischietti e non ho brandito striscioni. Ho anche cercato di evitare che, anche senza volerlo, la situazione degenerasse: abbiamo chiesto e ottenuto che il candidato sindaco Gatti non venisse fischiato e che le bandiere fossero ammainate durante il suo intervento».

Un’insegnante: "Volevamo solo spiegazioni"
– Aggiunge Angela, una delle maestre in piazza con striscione e fischietti, apostrofate dal ministro Gelmini appena salito sul palco con la frase «Saluto i quattro pirla che non sanno cos’è la democrazia»: «Siamo scesi in piazza non per contestare o provocare – dice lei, presente con il gruppo di insegnanti, dirigenti, personale Ata e genitori intervenuti – ma per incontrare il ministro e segnalarle le preoccupazioni racchiuse nel nostro striscione (“Se la scuola è costosa oggi chissà quanto ci costerà l’ignoranza domani”, nda): con i tagli indiscriminati alla scuola si rischia di non poter insegnare ai nostri bambini in modo adeguato. Non eravamo lì per rovinare la campagna elettorale di nessuno. Volevamo fischiare solo alla conclusione dell’intervento del ministro, ma i ragazzi della Lega ci impedivano di aprire lo striscione, e urlavano forte. Siamo allibiti per come siamo stati accolti dal ministro: se ai bambini dobbiamo dare 5 in condotta, cosa si merita il ministro? Le avremmo voluto fare tante domande, ma è scappata via».
Alessandra Botto Rossa