Lissone – Un bronzo che profuma di storia per lo sport italiano più che del cloro della piscina di Roma: è quello che ha conquistato giovedì Beatrice Adelizzi di Lissone, prima medaglia mondiale della storia azzurra nel nuoto sincronizzato. “Bea sei la nostra Dea”. Mai striscione è parso più appropriato.
Lo hanno esposto, nell’esercizio nel libero del solo sugli spalti della piscina capitolina, le fans di Beatrice Adelizzi, in larga parte giovani sincronette che sognano la Nazionale e ammirano la loro beniamina, per l’occasione mischiate con i genitori e un gruppo di amici della ragazza. Scatenando anche un piccolo delirio per una medaglia di bronzo di portata storica, conquistata in una rassegna che esalta le doti della campionessa del mondo la russa Natalia Ishchenko (medaglia d’oro) e della spagnola Gemma Mengual (argento) ma anche della Adelizzi.
La sincronetta azzurra ha battuto vere artiste di questa disciplina come la canadese Chloé Isaac e la giapponese Yumi Adachi. Quante cose sono cambiate in due anni: dal sesto posto nel tecnico e dal settimo nel long di Melbourne 2007 al terzo gradino del podio a Roma ’09.
“Sono molto contenta – aggiunge la Adelizzi – abbiamo lavorato tanto e finalmente i risultati sono arrivati. E’ una soddisfazione in più aver vinto la medaglia a Roma, dove mi alleno tutti i giorni con la Nazionale. Il mio esercizio era molto emozionale e di passione. Per concentrarmi ho cercato di isolarmi dalla piscina. La convizione di potercela fare è cresciuta man mano, anche grazie al sostegno del pubblico. Sono molto soddisfatta della mia gara. Ringrazio le mie compagne di squadra: ci alleniamo insieme da molto tempo e l’impegno è lo stesso per tutte. Anche loro meritavano la medaglia”.
Beatrice, 21 anni da compiere a novembre, nata a Monza (vive da sempre a Lissone), tesserata con il Nord Padania Nuoto di Varedo, nella Nazionale maggiore dagli europei di Budapest 2006, ha ricordato i suoi esordi: “Il mio incontro con il nuoto sincronizzato è avvenuto a otto anni. Facevo nuoto, ho voluto provare questo sport e ho deciso che non l’avrei più lasciato. Del sincronizzato mi piace soprattutto il lato artistico, molto vicino alla danza, oltre al lavoro di ricerca personale e di perfezionamento dei movimenti”.
Sulle sue passioni ha confessato che “nel poco tempo libero che mi lasciano gli allenamenti mi rilasso leggendo un libro e ascoltando musica”. La Adelizzi ha raccolto i frutti di un lavoro durissimo: “Mi alleno 9-10 ore al giorno, per 5 giorni la settimana; 6-7 ore in acqua 2-3 ore in palestra, pesi e danza acrobatica. Mi pare un sogno l’aver vinto una medaglia di bronzo”. Ma dai mondiali di Roma è diventata la miglior azzurra nel sincro grazie al quarto posto nel solo tecnico e ai quinti posti, in gara con Giulia Lapi, nel duo tecnico e nel duo libero. Franco Cantù