Basi logistiche a Carate e Giussano”Bruciato” il vivaio, incontri in bar

Giussano – Altro dato riscontrato dalle indagini è la potenza militare della cosca. All’indomani dell’omicidio Cristello, nel vivaio ”Il giardino degli ulivi” di Carate trasformato in una vera e propria base logistica del “locale”, furono rinvenute numerose armi anche da guerra, affidate alla custodia dell’apparente datore di lavoro di Cristello Tommaso Calello, ritenuto invece affiliato alla cosca e arrestato proprio per possesso di armi. Nei documenti emerge come il vivaio, Cristello ancora in vita, era diventato «vera e propria meta di pellegrinaggi mafiosi – scrive il gip -.Vi si recano infatti personaggi quali lo stesso Antonio Stagno, Antonino Belnome, Saverio Lo Mastro, Salvatore Strangio e Andrea Pavone e tanti altri, tra i quali anche il direttore sanitario del carcere di Monza dott. Francesco Bertè e persone attive in politica, quali esponenti del movimento denominato M.E.D.A. (Movimento europeo diversamente abili) identificati in Sergio Riboldi e Carlo Veghini (Bertè, Riboldi e Veghini non risulterebbero comunque indagati, ndr)». Dopo l’assassinio di Cristello e la perquisizione dei vivaio con il conseguente arresto di Calello, uno dei luoghi strategici per l’attività del “locale” è “bruciato”. Da qui la necessità di reperire altri luoghi e basi logistiche per le riunioni e il “ricovero” delle armi. Dalle carte d’indagine spunta il bar “Orchidea” di Giussano, «luogo di sicuro affidamente in quanto gestito da Nino Sorrentino, cognato di Calello». Un altro bar, sempre a Giussano, di assoluta importanza strategica per il sodalizio Belnome sarebbe il bar “Modì”. Il locale, fino al 14 settembre scorso, è stato gestito da Louis D’Amaro detto “il commenda” ed «è stato un punto di ritrovo privilegiato per diversi membri del sodalizio, che in qualche occasione lo hanno utilizzato anche per consegue di denaro a seguito di usura». Eppoi il bar “L’ombra della sera” di Senago, mentre per l’“imbosco” delle armi diventano strategici un deposito in via D’Acquisto a Desio e il maneggio di Bregnano (Como) gestito da Salvatore Di Noto, “smantellato” dai carabinieri di Seregno. Antonio Stagno invece «ha trasformato la via Boito di Giussano in una specie di “roccaforte” dove, nel raggio di pochi metri, sono ubicate la sua abitazione, quella dei genitori, del fratello Gianluca e del cognato Sergio Sannino. Le indagini hanno permesso di constatare che molti incontri tra Stagno e personaggi di interesse investigativo sono avvenuti proprio presso le abitazioni degli Stagno, peraltro protette da sofisticate apparecchiature di videosorveglianza». Un altro luogo considerato di riferimento della cosca è l’agenzia di viaggi di via IV Novembre a Paina, gestita un uomo ritenuto appartenente al gruppo Stagno.
A.Cr.