Barlassina, chiude l’InterfilaRicollocazione per 50 dipendenti

Barlassina – Entro la fine del mese di gennaio o al massimo all’inizio del mese seguente, chiuderà definitivamente i battenti lo stabilimento dell’Interfila di via Capuana. I 50 dipendenti del sito produttivo barlassinese di prodotti cosmetici, sono stati in parte destinati allo stabilimento di Dovera in provincia di Cremona, in parte ad Agrate – 90 unità – e in parte saranno impiegati temporaneamente a Limbiate, come spiega la Cisl-Femca che ha seguito l’emergenza occupazionale. «Fino a marzo – riferisce il funzionario sindacale Gianfranco Morani – una parte dei 15 lavoratori rimasti senza occupazione sarà occupato nello stabilimento di Limbiate fino a marzo. Allo scopo di poter completare le ordinazioni dei primi mesi dell’anno. Poi sarà fatta una riconsiderazione».

Una revisione che potrebbe condurre ad un ulteriore e definitivo assorbimento di personale proveniente da Barlassina, provvedendo tra l’altro a prendere in considerazione alcuni casi di prepensionamento. I rappresentanti sindacali si dicono quindi ottimisti per il quasi completo reimpiego del personale fuoriuscito da via Capuana, sebbene la crisi si faccia sentire anche per la Intercos spa di Agrate di cui Interfila fa parte. Con il nuovo anno infatti, anche gli altri stabilimenti della Lombardia facenti capo alla Intercos subiranno un ridimensionamento di personale, come riferito dalle stesse rappresentanze sindacali.

Per quanto riguarda lo stabilimento barlassinese, una parte dei macchinari sono già stati trasferiti in altri siti produttivi anche al di là dell’Oceano e al momento rimangono in via Capuana solo le macchine necessarie ad esaurire le ordinazioni. Una volta ultimate le ultime preparazioni, il sito produttivo chiuderà definitivamente i battenti. Nel 2009 la Intercos ha registrato un calo del giro di affari del 30 per cento circa, oltre a questo fatto esistono anche motivi di carattere logistico che hanno convinto la proprietà a procedere con la delocalizzazione del sito barlassinese.

«L’affitto dei capannoni – precisa Morani – scade nel mese di febbraio. La dismissione completa quindi, coincide con il mancato rinnovo della locazione. Inoltre, da tempo la proprietà pensava ad una delocalizzazione negli Stati Uniti», dove si trovano localizzati i committenti maggiori. «Erano la clientela stessa che da anni chiedeva l’apertura di stabilimenti oltreoceano». Altri stabilimenti in Asia, Francia e Regno Unito danno lavoro ad un totale di 1.600 dipendenti.
Pier Mastantuono