Monza – Se non verrà effettuata una rapida marcia indietro, il trasporto pubblico locale sarà dimezzato. È serio il rischio che corrono sia il servizio sia il personale, secondo Salvatore Campisi, segretario generale di Filt Cgil Monza e Brianza, che lancia l’allarme: ad oggi il taglio dei trasferimenti statali per Regione Lombardia ammontano a 1 miliardo 500 milioni di euro su 2 miliardi di euro.
E si tratterebbe dell’ennesimo colpo di scure dopo quelli degli anni scorsi: «È già stata messa mano al trasporto pubblico – ha sottolineato Campisi – con un taglio che ha riguardato il 12% delle linee extraurbane e il 7% di quelle urbane, attraverso un accorpamento dei servizi che ha dimezzato di fatto il numero delle corse». A Monza uno dei problemi più evidenti riguarda il personale: «Nel passaggio da Tpm a Net – ha proseguito Campisi – molti lavoratori sono stati incentivati a trasferirsi: in sostanza il 10% del personale è stato dismesso senza essere stato sostituito da giovani leve. Il numero di lavoratori, oggi, non è sufficiente: siamo passati da 150, tra autisti, meccanici e impiegati, a circa 110».
Il futuro è un’incognita: «Ci siamo accorti – ha spiegato il sindacalista – che Net non ha fatto una programmazione: siamo molto preoccupati, perché se i tagli restano quelli che abbiamo sentito, ci troveremmo di fronte ad un dimezzamento del servizio con ripercussioni sul personale nell’ordine del 50% in meno: un autista per turno, per capirci». Come coprire, poi, i costi del servizio? «Sulle nostre linee abbiamo già assistito ad un rincaro del 25% per corsa. Di fronte a nuovi tagli di questa entità, per mantenere il servizio, si dovrebbe triplicare il costo del biglietto: non solo, secondo noi, non è fattibile, ma non sarebbe nemmeno sufficiente visto che l’evasione ammonta al 20%». E già oggi ogni aumento del biglietto per una corsa fa spostare il 20% dell’utenza all’uso dell’auto: «Basti pensare che 1.30 euro è quasi il costo di un litro di benzina, e se ci si sposta in tre o in quattro persone conviene prendere l’automobile».
Ma quanti sono gli utenti che usufruiscono del trasporto pubblico su gomma? «È un mistero – ha allargato le braccia Campisi – gli ultimi dati risalgono al 2003-04. Non lo sa nessuno e questa è mancanza di trasparenza». Per rimettere in piedi il trasporto pubblico, sarebbe necessario partire da una semplificazione: «Attualmente infatti – ha concluso Campisi – ci sono troppe aziende e troppo piccole. Così la gestione non è più sostenibile».
L.S.