Sovico – Nella mattinata dall’atmosfera surreale che segue il giorno dell’omicidio i sovicesi faticano a trovare le parole per commentare l’accaduto. La ferita mortale è di fatto di tutta la comunità. Il morale è a terra perché non si può morire così, a 18 anni, in un paese come Sovico. Sì perché è proprio questa coscienza di essere piccoli, di essere appunto un ‘paese’ di 8mila abitanti che si infrange contro la dura realtà di un mondo che sta cambiando, e che sta avvicinando anche ad angoli felici come la verde e tranquilla Brianza quella violenza finora relegata nelle metropoli.
«Non sappiamo proprio come possa essere successo – spiegano -. Ogni commento sul singolo fatto è un ‘di più’. Però nessuno crede che tutto possa essere capitato per una partita a carte». Non ha convinto fin da subito, dunque, la tesi del litigio scoppiato per un diverbio durante una partita di carte, poi di fatto smentito dagli inquirenti. «Qui le cose stanno cambiando e anche velocemente – aggiunge uno dei sovicesi – . Non è che si voglia essere razzisti, ci mancherebbe, però l’integrazione in posti come il nostro sta diventando sempre più difficile. Queste persone hanno un modo diverso di vedere le cose e soprattutto di considerare la vita. Non è che i brianzoli non siano violenti, però se tra due di noi scatta la lite, al massimo finisce a cazzotti. Quella di rompere le bottiglie è una abitudine che viene da altre parti. Ora queste persone arrivano qui, non c’è lavoro per tutti e qualcosa devono fare. E purtroppo è successo quello che è successo».
Non si riesce a vigilare, ma i cittadini non addossano la colpa alle forze dell’ordine che presidiano il territorio: «La polizia c’è, ma questi ragazzotti sono sempre di più – spiega una donna seduta ai giardinetti nei pressi di via Monsignor Terruzzi -. Si ritrovano, fanno chiasso, bevono, spaccano le bottiglie e la gente non riesce neppure a stare dietro a quello che combinano. Credo sia il sintomo di un malessere sociale che si sta riversando pericolosamente anche su comunità che non hanno mai avuto di questi problemi e che dunque con maggiore difficoltà riescono a metabolizzare eventi traumatici come questo».
«Il rischio è che il paese si svuoti, non fisicamente, nel senso che la gente va via, ma che esce sempre di meno – aggiunge un edicolante -. Sovico è pieno di anziani che già temono di uscire a certe ore del giorno. Figuriamo dopo tragedie come quella che è accaduta ieri. Comunque rispetto solo a cinque o sei anni fa le cose sono degenerate. Io non ho mai avuto le saracinesche piene di scritte come adesso. Sono tutte quelle banderelle di teppisti che vivono facendo i bulli». E intanto la strada verso la delinquenza si accorcia sempre di più.
Sabrina Arosio