Monza – Nei prossimi giorni Monza commemorerà il 4 novembre. Data-simbolo della vittoria nella Grande Guerra, e occasione per ricordare le centinaia di monzesi uccisi o feriti nelle trincee del Carso o sul Piave: un tributo di sangue mai dimenticato. Poco noto è invece un altro contributo dato da Monza allo sforzo bellico nazionale, e in un momento particolarmente delicato.
Siamo nei mesi che precedono l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, a fianco non più della Triplice Alleanza (Austria-Ungheria e Germania), bensì dell’Intesa stretta tra Francia, Gran Bretagna e Russia. Benché l’Italia sia stata il primo paese ad impiegare l’aereo per operazioni belliche, in Libia, durante la guerra con la Turchia del 1911-1912, nel 1914 la sua aviazione militare è obsoleta, a causa di un apparato industriale e tecnologico ancora limitato.
Con una guerra alle porte, Roma tentò di acquistare velivoli più moderni: ma prima della firma di un’alleanza formale (il Patto di Londra del 26 aprile 1915) la Francia, che produceva ottimi aerei, era restia a venderli ad una potenza ancora formalmente rivale. Per contro la Germania non si fidava più dell’Italia dichiaratasi neutrale. Tuttavia fu proprio un aereo tedesco, che sarebbe stato costruito a Monza, a modernizzare l’aviazione italiana nel 1915.
L’operazione fu resa possibile da un colpo maestro dei servizi segreti italiani, che riuscirono a trafugare i piani del biplano Aviatik B1, grazie alla complicità dell’ingegnere svizzero Robert Wild, licenziato dall’omonima azienda aeronautica tedesca.
Wild fu assunto dalla Saml, Società anonima meccanica lombarda, che si era costituita nel 1901 (con capitale azionario di 1.575.000 lire dell’epoca) fondendo attività di vario genere – dai mulini alle pompe refrigeranti – con uno stabilimento meccanico e una fonderia presenti a Monza. La fabbrica, già appartenente alla Ditta Zopfi Alfredo e C., era infatti stata costruita nel 1895 su un’area di 24mila mq in via Marsala, all’angolo con via Agnesi.
Nel 1915 la Direzione tecnica dell’aviazione militare, all’epoca specialità del Regio Esercito, affidò proprio alla Saml monzese un primo contratto per costruire l’aereo trafugato da Wild, modernizzando così d’urgenza la propria linea di volo. Entro il 1917 uscirono dalla catena di montaggio monzese 145 apparecchi, impiegati prima come caccia, poi per la ricognizione. Ben presto alla Saml – dalle capacità limitate – si aggiunsero altre fabbriche aeronautiche, e nel complesso furono realizzati 1.544 esemplari dell’Aviatik, mentre i tecnici della ditta monzese progettavano diverse migliorie da applicare al modello base. Gli ultimi esemplari di questo affidabile biplano saranno in effetti rottamati solamente nel 1941.
Giuliano Da Frè