Alluvione, i pakistani «brianzoli»«Farmacisti, donate medicinali»

Alluvione, i pakistani «brianzoli»«Farmacisti, donate medicinali»

Desio – Sono in collegamento quotidiano con i loro parenti rimasti in patria i numerosi pakistani residenti in città. Il loro Paese è devastato dalle alluvioni delle piogge monsoniche. Migliaia i morti, milioni gli sfollati. “Per fortuna, le zone in cui viviamo noi non sono state particolarmente colpite” spiega Ashraf Kohakar, responsabile della comunità pakistana di Desio. “I nostri famigliari, però, sono molto preoccupati”.

C’è tanta preoccupazione anche tra chi si è trasferito in Italia. La comunità ha avviato una raccolta fondi. I responsabili stanno girando casa per casa, per chiedere ai connazionali un contributo in favore degli alluvionati. I soldi vanno direttamente alla fondazione “Minhaji Ul Quran”, in Pakistan, che sta affrontando l’emergenza, allestendo campi per gli sfollati e fornendo generi di prima necessità, cibo, medicine, e assistenza sanitaria.

I pakistani che vivono in Brianza hanno già raccolto e inviato 10 mila euro. “Troppo poco rispetto alla grande tragedia che ci ha colpito” dicono. Per questo, il lavoro prosegue. “Continuiamo a raccogliere fondi perché il Pakistan è in ginocchio” ammettono sconsolati. Anche i parenti rimasti in patria si stanno dando da fare.

“Ho sentito mio papà e i miei fratelli – dice Ashraf – anche loro hanno raccolto medicine, coperte, vestiti, zanzariere da inviare alle zone più colpite”. Per dare un ulteriore contributo, i pakistani hanno deciso di rinunciare ai 10 giorni di preghiera e incontri (Itikaf) che precedono la fine del Ramadan. “Solitamente in Pakistan organizziamo un grande raduno a cui partecipano almeno 50 mila persone. Abbiamo chiesto agli organizzatori di annullare questo appuntamento, anche se per noi è molto importante. I soldi risparmiati andranno a favore degli alluvionati: contiamo così di inviare almeno 300 mila euro”.

I pakistani “brianzoli” lanciano un appello: “Ci piacerebbe ricevere un aiuto anche qui. Vorremmo chiedere, per esempio, un contributo ai farmacisti: abbiamo bisogno di medicinali, soprattutto per evitare il diffondersi di epidemie”.
P.F.