La Brianza è una terra solidale, notoriamente in prima linea nel mondo del volontariato. Proprio per questo non stupiscono le tante manifestazioni di disponibilità giunte dal territorio per l’accoglienza di profughi in arrivo dall’Afghanistan “consegnato” dall’Occidente ai talebani dopo una guerra durata 20 anni. Pochi giorni infatti (il termine è stato fissato al 31 agosto) mancano al completo ritiro dei militari degli Stati Uniti e dei loro alleati dal territorio afghano e pochi di più all’anniversario dell’attacco dell’11 settembre 2001 contro le Twin Towers di New York , attentato che diede origine a quella “guerra al terrorismo” proclamata al tempo dall’amministrazione di George W. Bush, che ebbe poi la funzione di aprire la strada a una serie di discutibili tentativi di “esportazione di democrazia”.
Ecco che allora non ci si può limitare a un giusto impulso solidale ma anche comunità e territori, associazionismo e sezioni locali di partiti e movimenti devono fermarsi a riflettere su questo capitolo della storia dell’umanità. Perché se, dopo un ventennio di presenza armata, di miseria e di morte che ha coinvolto anche il nostro Paese (53 i caduti), l’Afghanistan torna al punto di partenza, soffermarsi sull’opportunità di quanto è stato fatto anche in nome del popolo italiano non è più solo un’opzione ma, addirittura, un dovere civile.