A Meda sono in aumento i poveriSan Vincenzo, un 2010 da record

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Meda – «Se la nostra San Vincenzo fosse un’azienda potremmo, con orgoglio, dire che abbiamo avuto un incremento del 26% di persone assistite in quanto dalle 3.576 assistite nel 2009 lo scorso anno abbiamo raggiunto le 4.487 unità registrando altresì un aumento superiore al 30% per gli alimenti distribuiti, in quanto siamo passati da 32.844,63 chili del 2009 ai 42.903,13 del 2010 – spiega Donatella Priante Candian che da 5 anni coordina l’attività di un gruppo di volontari medesi -. E’ invece con un senso di profonda preoccupazione che segnalo questi dati. L’andamento delle povertà presenta un trend positivo e costante che non riusciamo a contrastare se non con interventi “tampone” che permettono, magari, una vita più dignitosa, ma non l’emancipazione dal bisogno, che è lo scopo ultimo del nostro intervento. Nonostante il concreto aiuto dei cittadini di Meda che con denaro, con alimenti destinati mediamente a 400 persone e ancora con la donazione di abiti dimessi, oggetti e mobili con i quali abbiamo arredato una decina di case e vestito alcune centinaia di persone, non riusciamo a vedere la possibilità di un progetto, di un impianto organico di intervento. Peggio di ogni altra cosa, questo lavorare in emergenza, questo dover agire sempre nell’ottica del “found rising”, ci distoglie dal nostro scopo primario: dire a ciascun uomo in difficoltà che non è solo, che l’Amore di Dio lo accompagna e lo sostiene, anche attraverso strumenti imperfetti quali possiamo essere noi».

La Conferenza San Vincendo de’ Paoli da oltre mezzo secolo svolge la propria attività in Meda con l’intento di alleviare le sofferenze dei poveri e dei bisognosi, promuovendo la dignità e cercando di eliminare, per quanto possibile, le cause che producono il disagio: nel nuovo anno quali sono le problematiche che dovrete affrontare? «l 2011 si prospetta non dissimile da quello trascorso. Per questo, ci auguriamo che vengano messe in atto le indicazioni del nostro Arcivescovo: maggior sobrietà e azioni di buon vicinato. Piccoli gesti che possono dare inizio ad un nuovo modo di vivere, dove la mancanza di mezzi non significherà peggior qualità di vita perché verrà supplita da un maggior numero di relazioni. Iniziare insomma a ricordare che siamo stimati per quello che siamo e non per quanto abbiamo. Trasferire questa consapevolezza nella costruzione di rapporti positivi gli uni per gli altri, ricompattando così la nostra società e costruendo, grazie a questa coesione, le basi di quella ripartenza che ciascuno spera, può essere un pezzetto di quella “strada percorribile” di cui tutti cerchiamo l’inizio».
Franco Cantù