A Meda il ricordo dell’HeyselLe prove di memoria di Targia

A Meda il ricordo dell’HeyselLe prove di memoria di Targia

Meda – L’evento era la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. I morti furono 39 e i feriti più di 200. Questo il resoconto della tragedia avvenuta 25 anni fa a Bruxelles e che oggi Emilio Targia, giornalista e autore radiofonico, racconta nel suo libro ‘Heysel-29 maggio 1985. Prove di memoria’. Una raccolta di testimonianze, ricordi e di voci che avevano scelto il silenzio per troppo tempo. La presentazione, organizzata dallo Juventus club di Meda, si è svolta lo scorso martedì sera in sala civica Radio. Oltre all’autore, sono intervenuti anche Antonio Oleari, scrittore medese, Daniele Porro, giornalista sportivo di Telelombardia e Alberto Odescalchi, socio del club.

«Ero un ragazzo, ma quella sera io ero in quello stadio e sono sopravvissuto – racconta Targia –. Per me è stato davvero un lavoro difficile scrivere questo libro, ci ho messo ben 25 anni a tirar fuori dal cassetto della memoria tutto quello che avevo visto quella notte». La prefazione, che riporta un’intervista a Walter Veltroni, ha un titolo agghiacciante: quando muore il trapezista, entrano i clown. Perché quella partita non è stato fermata? Perché nessuno ha detto ai giocatori quale tragedia stava accadendo? Queste sono solo alcune delle domande che non solo i tifosi bianconeri si pongono, ma molti italiani che quel giorno hanno vissuto quella notte di follia. Ma la coppa è stata vinta, comunque. I tifosi, forse per sfogo, hanno esultato comunque.

«La foto del biglietto che ho messo in copertina – continua l’autore – sembra essere un presagio funesto di quello che sarebbe capitato: le autorità belghe declinano ogni responsabilità in caso di incidenti». Quella notte il calcio ha perso la sua innocenza, da quel 29 maggio qualcosa è cambiato. Il libro però non vuole essere il giustiziere di nessuno. Emilio Targia ha scelto di raccogliere queste testimonianze perché era giusto ricordare le 39 vittime di quella notte, «perché non ricordarle sarebbe come ucciderle una seconda volta».

«Dopo quella partita, nel mondo calcistico sono stati usati troppi palliativi – afferma Daniele Porro –. Bisognava e bisogna parlarne di più». Altro palliativo alla violenza negli stati è, forse, la tessera del tifoso. Anche questo argomento ha suscitato qualche polemica tra i presenti. Molti sono convinti che sia une semplice operazione di marketing dato che si tratta di una semplicissima carta prepagata. Altri, più fiduciosi, vorrebbero dare ancora un po’ di tempo a questa nuova iniziativa.
Melissa Ceccon