Serie A, l’intervento del direttore: il Monza saluta i tifosi senza nemmeno spettinarsi…

Il colpo di grazia arriverà da parte dell’Atalanta: l'intervento del direttore Marco Pirola sulla quasi retrocessione del Monza.
Uno degli striscioni della curva Pieri

Non angosciamoci più di tanto. Il colpo di grazia arriverà domenica da parte dell’Atalanta. Al Brianteo, il mancato “Silvio Berlusconi Stadium”, sono in arrivo migliaia di “unni” in sella ai motorini. Che poi è il mezzo preferito dai tifosi bergamaschi. Ultras interisti a parte… La squadra scivola da mesi verso la Serie B. Quel campionato dove il calcio profuma di salamella e sudore, più che di champagne e riflettori. Altro che Champions League. Per settimane ci siamo cullati tra sogni europei, aperture di tg sportivi e slogan da “provinciale terribile”. Poi, un lento, ma inesorabile precipitare.

Come in quei sogni dove corri, corri… e poi cadi rovinosamente al suolo senza nemmeno capire perché. Un po’ come i nostri difensori sulle palle alte. C’è chi dice che la Serie A fosse troppo snob per noi. Troppi salotti buoni, troppi tiki-taka inutili. Monza, si sa, ha sempre preferito l’osteria alla passerella, il tackle alla rabona. Insomma, forse non siamo stati cacciati. Siamo semplicemente tornati a casa. I tifosi, dal canto loro, oscillano tra la disperazione e l’autoironia. “Meglio perdere male che vincere male”, si consola qualcuno.

La Curva Pieri con immarcescibile e granitica presenza, non molla. Serie A o B è lo stesso. Ora ci aspetta un campionato romantico, fatto di trasferte epiche a Bari e partite in notturna in Tirolo con 8 gradi e la nebbia. E chissà, magari la salamella avrà un sapore ancora più buono.Nel frattempo, la Monza “vera” si stringe attorno ai suoi colori. Perché è facile tifare quando vinci. E il Monza, si sa, è roba di cuore, non di classifica. Ed allora domenica, prima della partita, tutti dalla “vecchia” a bere la birretta pre-agonistica e da Fabio a mangiare il risotto giallo per i commenti finali.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.