Il dollaro scende, l’oro sale. Lunedì i lingotti hanno recuperato molte perdite. Ciò è stato possibile grazie alle politiche restrittive della Fed, che però ora iniziano a fare paura: si teme infatti un aumento dei tassi di 100 punti base.
La scorsa settimana, dopo aver toccato il punto più basso, l’oro spot è salito dello 0,8 % arrivando a 1.720,81 dollari l’oncia. I prezzi dell’oro negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,8 % a 1.717,40 dollari. L’indice del dollaro è sceso dello 0,3% rispetto al picco degli ultimi 20 anni, rendendo per i trader i lingotti più convenienti del dollaro.
Han Tan, l’analista capo del settore presso Exinity, ha dichiarato che le industrie stanno rivedendo al ribasso le stime di un aumento del tasso della Fed di 100 punti, in base alla conferenza generale di luglio. Questa per metalli preziosi sarebbe una buona cosa.
I clienti negli Stati Uniti hanno mitigato le loro previsioni inflazionistiche a luglio, in concomitanza di un forte calo dei prezzi del gas rispetto al mese precedente. Questo allarma le autorità della Federal Reserve, perché una cattiva percezione dell’inflazione potrebbe diventare radicata e rendere così il loro lavoro più difficile.
La forte strategia anti-inflazionistica della Fed ha eroso l’attrattiva sicura dei metalli preziosi, poiché l’aumento dei tassi di interesse ha fatto sì che gli investimenti infruttiferi apparissero più convenienti. Secondo l’analista del settore Rupert Rowling, ora è più probabile un aumento di 75 punti base.
I funzionari della Fed hanno dichiarato venerdì che avrebbero mantenuto l’aumento dei tassi a 75 punti, fino alla conferenza del 26-27 luglio.
La sessione di fine settimana della Banca centrale europea decreterà l’aumento dei tassi di 25 punti base.
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