L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Vecchio manifesto lacrima sincera, ma la fiamma è accesa”

L’editoriale del direttore responsabile del Cittadino, Marco Pirola, di sabato 3 maggio sull'edizione Brianza Sud.
Editoriale giornalismo – image by freepik

Io non so se le orate piangono. Forse sì, soprattutto in forno. Ma se c’è qualcuno che sa lacrimare fuori dal piatto e con piena dignità, quella è Pia D’Andrea. È successo in settimana, a Desio. Quando ha ritirato la targa celebrativa per essere stata una delle prime amministratrici italiane a volere una via dedicata a Sergio Ramelli, il giovane militante di destra assassinato 50 anni fa a sprangate per “colpa” di un tema sulle Brigate Rosse inviso alla sinistra. Un’emozione trattenuta quella di Pia, certo. Ma vera, intensa. E, in fondo, più che comprensibile.

Lei, che gli avversari appellano la “pasionaria” con lo stesso tono con cui si osserva un temporale estivo in arrivo. Lei, che gli amici chiamano semplicemente una “Pia donna”, come si fa con certe figure che non hanno bisogno di spiegazioni, solo rispetto. Pia, un metro e mezzo di passione, convinzione e testardaggine militante, che ha fatto della politica una vocazione e non un semplice passatempo da weekend. Non ha mai creduto nella politica fatta di salotti e selfie. Nei comizi improvvisati tra un brunch e un like. Ha conosciuto l’odore acre della colla per manifesti, quello che resta sulle dita e nella memoria. Ha sempre scelto le notti fredde di volantinaggio a quelle calde in discoteca con i suoi coetanei. Ha preferito il viso di Sergio stampato su carta ai filtri Instagram.

Una scelta. Una vita. Ecco perché quella targa non è un semplice pezzo di metallo destinato a sbiadirsi nel tempo. È un simbolo. È la fiamma che, al contrario di quanto cantava Battisti, non si è mai spenta. Perché certe testimonianze di fede come la sua, anche se non indossano più stivali e giacche nere, restano accese nel cuore. E certe storie, come l’aurora boreale, brillano senza mai chiedere il permesso al buio…

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.