Altro che sogni europei, il Monza calcio quest’anno ha fatto il grande salto… all’indietro. Una retrocessione in pieno stile brianzolo: sobria, silenziosa, quasi educata. Come chi chiede scusa per il disturbo prima di uscire di scena. Doveva essere l’anno del salto di qualità, invece il Monza ha preferito restare comodo tra i cuscini del fondo classifica, zona grigia per antonomasia dove non succede mai niente… tranne il cambio di allenatore ogni tanto. Giusto per ravvivare l’umore.
D’altronde, la squadra sembrava sin dall’inizio convinta di dover esplorare nuove esperienze. Magari la Serie B, che ha il vantaggio di essere molto più vintage e con trasferta contro la Virtus Entella compresa nel pacchetto. Ora si guarda avanti, con l’entusiasmo di chi ha appena scoperto che la Serie cadetta si gioca di sabato e le partite finiscono col buio. Ma in fondo, Monza è una città ottimista: se non altro, i biglietti costeranno meno, e magari si torna a vincere una partita ogni tanto.
Anche perché, in Brianza, l’unica discesa tollerata è quella del costo del mattone. Si riparte, ovvio. Ma verso dove? Verso un futuro che ha tutta l’aria di un déjà-vu: promesse sobrie, mercato con la lente d’ingrandimento e l’irresistibile fascino di una stagione grigia all’orizzonte anche nella “nuova casa”. Galliani, come sempre, ci crede. O almeno lo dice bene. I tifosi, invece, hanno imparato a crederci con moderazione: entusiasmo sì, ma con il freno a mano tirato. Insomma, a Monza il calcio resta una religione laica: senza miracoli, ma con tanta fede. E se il futuro è un altro campionato così, speriamo almeno che il bar dello stadio migliori il caffè.