L’editoriale del direttore: disperare bene (anche in vista delle urne)

Mancano poco più di due settimane alle elezioni amministrative, ma la partecipazione è scarsa. Perché?
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Mancano poco più di due settimane al voto per le elezioni amministrative. Eppure, girovagando per la Brianza, sarebbe difficile accorgersene, se non fosse per qualche manifesto affisso sui tabelloni: pochi gli eventi, scarsa la partecipazione. La sensazione è che le basse percentuali di votanti già viste in autunno possano riproporsi.

L’editoriale del direttore: perché questa crisi di fiducia?

E l’analisi di fondo non cambia da quella fatta, da chi qui scrive, pochi mesi or sono: siamo di fronte a una crisi di fiducia senza precedenti nella storia repubblicana. Perché? Per rispondere basterebbe incrociare lo storico dei dati di affluenza con quello della povertà assoluta. Che, dal 2006, è in costante ascesa. Allora erano 1,6 milioni i poveri in Italia, oggi (dato Istat) sono 5,6. Un esercito di immiseriti in un Paese in cui neppure il lavoro è più fonte sicura di emancipazione, visto che ben il 12% dei lavoratori fa parte della categoria dei cosiddetti “working poors”, con un reddito annuale inferiore a 11mila e 500 euro.

L’editoriale del direttore: se non possiamo più sperare, accontentiamoci di disperare bene

Normale, in queste condizioni, che chi (i candidati) se ne va in giro a proporre progetti per un futuro migliore appaia poco credibile. Quando invece, proprio per questo, meriterebbe ascolto. Perché chi ha ancora il coraggio di sognare, in tempi così infami, è comunque lodevole. Insomma, se non possiamo più sperare, accontentiamoci di disperare bene, come dice qualcuno. Non sarà molto, ma è già qualcosa