Su Halloween, ormai alle spalle, si è sentito e letto di tutto, come è costume da quando questa tradizione dal sapore un po’ macabro ha fatto il suo ingresso tra le consuetudini degli italiani. Si passa, così, da chi la rifiuta perché estranea alla nostra cultura a chi parla, addirittura, di satanismo. La questione, come sempre, è un pochino più complessa e non è il caso di affrontarla in queste poche righe.
Ciò che davvero colpisce, piuttosto, è come ogni festività, anno dopo anno, finisca per manifestarsi con sempre maggiore anticipo, soprattutto nelle vetrine dei negozi. Zucche e travestimenti, infatti, fanno la loro comparsa, anche in un territorio tutto sommato legato alle sue usanze e ai suoi ritmi come la Brianza, già alla fine di settembre mentre, allo stesso modo, fin da ottobre è possibile trovare luminarie e prodotti natalizi, così come in gennaio non è raro imbattersi in coriandoli, frittelle e mascherine di Carnevale.
La corsa a stimolare la propensione al consumo delle famiglie, figlia di una competizione commerciale sempre più feroce, non si ferma di fronte a nulla, neppure al calendario. In questo modo, però, rischia di andare perduto quello che è uno degli aspetti più dolci di ogni ricorrenza, in particolare per i bambini: il tempo dell’attesa. Dopotutto, se l’atmosfera è sempre quella festiva, le feste non perderanno di significato?