La Brianza, “il più delizioso paese di tutta l’Italia”

La rubrica di Antonetta Carrabs per ilCittadinoMb.it.
La Brianza vista dal monte Barro, foto di Luca Fusillo da Pixabay

La Brianza è il più delizioso paese di tutta l’Italia… ovunque si porti lo sguardo, non si scorgono che paesaggi ornati di tutte le grazie campestri”. Così scriveva il critico Giuseppe Baretti. Una terra, la nostra, meta di viaggiatori italiani e stranieri che la descrissero come un: Paradiso sconosciuto, un mondo armonioso e ben distante da Milano e dalle sponde più famose dei laghi. A partire dal Seicento la terra di Brianza, per la bellezza del suo paesaggio e la ricchezza delle tante ville e dimore storiche, è stata meta preferita della nobiltà e borghesia milanese, un luogo in cui amavano trascorrere lunghi periodi estivi, ospitando poeti e scrittori.

Carlo Emilio Gadda la chiama Maradagalin una perduta Brianza argentina (…) che fa da sfondo alla condizione del dolore”, ma la descrive anche in modo ironico e quasi grottesco: “quella terra di ville, di villule, di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di cose villerecce, di ville rustiche… con cui gli architetti avevano ingioiellato, a poco a poco, un po’ tutti i vaghissimi e placidi colli”. Ed è in alcune magnifiche ville di delizia che soggiornarono poeti e scrittori fra i più grandi letterati italiani, come la Villa Trivulzio di Agrate in Brianza, la Villa Fossati a Besana, Palazzo Trotti a Vimercate e Palazzo Carpani Beauharnais, residenza estiva prediletta di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia sotto Napoleone

Le loro testimonianze letterarie raccontato l’anima del nostro territorio, del nostro bel Paese: Carlo Porta con il suo famoso Brindes de Meneghin; Manzoni che ne I Promessi Sposi in cui Renzo attraversa la Brianza più di una volta, nei primi otto capitoli del romanzo il racconto del territorio e delle sue genti; e poi Monti, Parini, Sthendal che ne resta affascinato tanto che scriverà, in Diario del viaggio in Brianza (1808) : “la Brianza è il paese più delizioso di tutta l’Italia, per la placidezza dei suoi fiumi, per la moltitudine dei suoi laghi ed offre il rosso dei boschi, le verdure dei prati, il mormorio delle acque e quella felice stravaganza che muta la natura nei suoi assortimenti… finalmente il mio spirito che rifiuta per amore un bello troppo bello, ha trovato qualcosa dove non c’è nulla da rifiutare… i monti della Brianza”. Dal 25 al 29 agosto visita Giussano, Asso, Pusiano, Canzo, Inverigo, Oggiono. Descrive la natura e i paesaggi incontaminati di quelle terre ancora vergini e l’incontro con le donne del luogo che sono: di una bellezza che non ha niente di greco, perciò tanto più ammirevole e originale. Poi fa una tappa ad Inverigo… si vede Monticello al di là della pianura irrigata dal Lambro; questa è coperta di piccole querce piramidali ed offre un aspetto monotono. Ci manca un gran fiume o il mare… le montagne coperte di neve si innalzano ad un tratto dietro le colline ai piedi delle quali si vede il lago di Pusiano; le piccole e tortuose strade di Asso, con le loro ripide salite e il selciato su cui si scivola, mi ricordano la Madonna del Monte… arriviamo infine su un’altura da cui scopriamo il bellissimo lago di Pusiano, tanto più bello per noi che veniamo da Asso, dove tutto è insignificante.

Del lago di Segrino non ricordiamo altro se non un bel castagno solitario che si vedeva sulla riva… traversiamo Annone, qui la vista cambia e si fa ancora più incantevole, ci sono a sinistra dei laghi e al di là di questi delle orribili montagne nude, vediamo a destra bellissime colline, coperte d’alberi e non molto alte, poi ancora a destra, in lontananza, la casa Crivelli e la Rotonda del marchese Cagnola.

Nel 1759 Giuseppe Parini, brianzolo di Bosisio, lancia un appello ecologico agli abitanti di Milano affinché si adoperino a migliorare le condizioni ambientali della città compromesse dalle coltivazioni nocive e dalla presenza di rifiuti. Le tante risaie e le piantine di riso restavano immerse nelle acque stagnanti diffondendo esalazioni malsane, oltre alla malaria le tante le zanzare. Un inquinamento atmosferico che peggiorava anche a causa della raccolta dei rifiuti organici, del letame, delle carogne di animali. Parini, in quello scenario malsano, matura il suo impegno civile e morale e lo fa scrivendo La salubrità dell’aria. L’ode si apre con una celebrazione dell’ambiente bucolico della campagna di Bosisio e del lago di Pusiano che si chiamava, allora, Eupili: “Oh beato terreno/del vago Eupili mio/ecco al fin nel tuo seno/m’accogli; e del natìo/aere mi circondi;/e il petto avido inondi!” Il poeta è contento di poter fare ritorno a casa, nella terra della sua infanzia, in quel suo mondo felice e salubre.

Canta il clima della campagna, inneggia alla meraviglia e alla purezza dell’aria e della natura che incidono sul benessere fisico delle persone. Lo scrittore Eugenio Corti, nel suo Cavallo rosso, mette al centro la Brianza che diventa il simbolo di un modo di vivere e di essere, di una civiltà nella quale l’autore individua valori condivisi da un popolo i cui atteggiamenti morali e culturali si fondano su una profonda tradizione cristiana. Con il Novecento il nostro territorio sarà il punto di riferimento per la manifattura, l’artigianato e il design caratterizzandosi, in seguito, per un apparato industriale solido ed un terziario particolarmente avanzato che la colloca fra le protagoniste della seconda rivoluzione industriale italiana. Con il suo ricco patrimonio naturalistico, accresce il fascino di questo territorio e il nostro senso di appartenenza che ci fa custodi della sua memoria.