Ad Arcore, città di ville famose e memorie delicate, di cene eleganti ed altrettanto politici stilosi, il sindaco di destra aveva fatto qualcosa che per molti è sembrata rivoluzionaria quanto il wi-fi gratuito nei bunker: aveva aperto ai partigiani. Alla vigilia del 25 aprile era stato un gesto audace, quasi romantico, che ha scatenato un terremoto… non nella sinistra, ma nella sua maggioranza. Apriti cielo. La notizia ha viaggiato più veloce di una mozione d’ordine. “Il sindaco apre ai partigiani!” spettegolavano i più ottimisti. “Tradimento!” borbottavano i puristi del revisionismo storico. E nel frattempo, il gruppo di maggioranza, WhatsApp esplodeva di faccine confuse, gif di tricolori e audio vocali a mezzanotte col tono di chi si sente appena stato pugnalato da Che Guevara in persona.
Ma si sa, la politica è arte di equilibrio. E così, alla vigilia del 25 aprile odierno, il nostro sindaco ha cambiato spartito. Da “Bella ciao” a “Bella… aspetta un attimo”. Retromarcia elegante, come un’auto blu che fa inversione a U in via Resistenza.
No, non fraintendetemi. Nessun endorsement ideologico. Solo rispetto istituzionale. Dice. Con buona pace di chi aveva già lucidato la medaglia del nonno partigiano. Dopo i precedenti dello scorso anno, le canzoni della Resistenza cantate a squarciagola, i murales, ora, nella piazza arcorese aleggia un’aria strana. Come sarà quest’anno. Si celebrerà il 25 aprile certo, ma con una coreografia degna di un’assemblea di condominio. Il sindaco ci sarà? Forse. Parlerà? Con moderazione. Canterà? Solo se la base parte da sola. E Bella ciao? Magari, ma in versione strumentale, per non urtare le orecchie più sensibili. Più probabile che stia zitto e si limiti a leggere uno spartito creato da altri.
E così, tra passi avanti e rapidi dietrofront, anche ad Arcore si festeggia la Liberazione. Liberi di esserci. Liberi di non esporsi troppo. E soprattutto, liberi di cambiare idea… purché non si cambi lato della piazza.