L’incertezza regna sovrana a livello globale. Per questo, ma non solo, A.P.I., Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo, preferisce puntare sui più vicini mercati europei, senza avviare iniziative a lunga gittata.
Una scelta dettata anche dalle ridotte dimensioni della maggior parte delle associate: la media è di 20 addetti per impresa. Del sistema A.P.I. sono fanno parte complessivamente 2mila imprese: 400 hanno sede in provincia di Monza e Brianza.
Piccole e medie imprese, Api: non esiste una ricettta per tutti in una fase di estrema instabilità
«Le ricette – specifica il direttore generale Stefano Valvason, 61 anni – ovviamente non possono essere uguali per ogni tipo di realtà. In questa fase di estrema instabilità internazionale, non consigliamo alle nostre aziende di puntare sull’Asia. Noi, in questo momento, la nostra base associativa preferiamo accompagnarla sui mercati europei.
La situazione può essere diversa per un’azienda che lavori come fornitrice di un grosso gruppo. Ed è differente il caso di un’impresa che sia già strutturata su quei mercati. Oppure ci può essere interesse per una richiesta specifica che provenga dall’area asiatica».
«Va pure considerata – aggiunge Valvason – la distanza. Ci sono problemi logistici da gestire. Inoltre, sono mercati particolari, vanno conosciute a fondo le norme che li regolano. Se non hai le spalle abbastanza larghe, secondo noi, non è questo il momento di puntare sull’Asia».
Piccole e medie imprese, Api: i mercati più interessanti
L’associazione presieduta da Alberto Fiammenghi scommette invece sulla famigliare Europa, culturalmente ed economicamente affine a noi.
«Mercati per noi interessanti – precisa Valvason – sono quelli scandinavi. Le nazioni fanno parte dell’Unione Europea, sono ricche e solvibili. Gli investimenti che le nostre imprese fanno nel campo della sostenibilità, per esempio, vengono riconosciuti. Ma c’è ancora spazio di crescita anche in Francia e Spagna».
Le imprese di A.P.I., in ogni caso, sono già presenti con successo in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi. Legnoarredo e tessile, in particolare, i comparti che ottengono risultati positivi.
«Se su questi mercati sei un fornitore qualificato – conclude Valvason -, hai ottime prospettive di sviluppo. Qui apprezzano il buon gusto, l’originalità dei nostri prodotti e la capacità di trovare la soluzione su misura. Ora, in generale, bisogna saper diversificare e non prendere grossi rischi. Ma è sbagliato anche stare fermi. Servono orizzonti di pianificazione medi: dobbiamo costruirli».