Negozi chiusi, crollano i bancomat Solo a Monza c’è un vero boom

La chiusura di molti esercizi commerciali si ripercuote direttamente anche sul calo dei P.O.S., le apparecchiature per effettuare pagamenti con bancomat e carte di credito, che in Lombardia tra 2012 e 2011 sono diminuiti del 9%. Monza in controtendenza: è la prima a livello nazionale.
Una postazione per il pagamento con il bancomat
Una postazione per il pagamento con il bancomat <?EM-dummyText Crediti?>

La chiusura di molti esercizi commerciali si ripercuote direttamente anche sul calo dei P.O.S., le apparecchiature per effettuare pagamenti con bancomat e carte di credito, che in Lombardia tra 2012 e 2011 sono diminuiti del 9%. Il calo più deciso nella provincia Milano (-16%), che a livello nazionale riporta la terza peggior performance dopo quelle di Pescara e Aosta (entrambe con un -17%). A rilevare questa tendenza è CPP Italia (www.cppdirect.it), società del gruppo inglese CPP specializzata nella protezione delle carte di pagamento, che nel nostro paese ha oltre 700 mila clienti e assicura più di 3 milioni di carte di credito.

I P.O.S. hanno subito un calo a doppia cifra anche nelle provincie di Bergamo (-12%) e Pavia (-10%). Seguono Varese, Como e Mantova, in ognuna della quali il calo delle postazioni per i pagamenti elettronici è stato del 9%, mentre si è attestato attorno al -7% in ciascuna delle province di Lecco e Brescia. Secondo le rilevazioni di CPP Italia il calo dei P.O.S. è stato di appena il 2% a Cremona mentre una lieve crescita dell’1% si registra a Lodi. Sicuramente più rilevante è stato l’incremento nelle province di Monza-Brianza (+50%) e Sondrio (+48%), che a livello nazionale si classificano nelle prime due posizioni tra le province con i maggiori rialzi, precedendo Fermo (+40%) e Barletta-Andria-Trani (+25%).

“Le possibili cause di queste riduzioni – spiega Walter Bruschi, chairman NE di CPP Sud Europa – sono riscontrabili da un lato nella crisi economica che ha fatto chiudere molti esercizi commerciali, dall’altro in una ingiustificata diffidenza degli italiani nell’utilizzo degli strumenti alternativi al contante, ancora utilizzato nel 90% delle transazioni contro una media europea di circa il 70%”.