Altro che rilancio del Paese grazie ai fondi e alle opere pubbliche del Pnrr. Il rischio maggiore è che, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime anche nell’edilizia, le imprese non partecipino agli appalti o, peggio ancora, i cantieri già aperti si blocchino perché le imprese non ci stanno più dentro coi costi. Uno scenario purtroppo non inusuale in Italia che, dovesse verificarsi, vanificherebbe il rilancio che i fondi del Pnrr promettono. Il rimedio potrebbe essere un meccanismo di revisione strutturale dei prezzi, come già adottato in altri paesi europei.
A lanciare l’allarme è il presidente nazionale dell’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori) Gabriele Buia, che in una lettera al premier Mario Draghi denuncia che «mancano oggi le condizioni per poter lavorare seriamente ed è impensabile scommettere sulla riuscita del piano pensando di poterlo realizzare a danno delle imprese». Buia porta l’esempio del tondino di ferro, il cui prezzo nei bandi di gara «andrebbe incrementato nella misura dell’80% per portare il valore del prezziario in linea col corrente prezzo di mercato». Buia invoca per i bandi in corso una clausola revisionale dei prezzi o, in alternativa, la sospensione dei bandi stessi. Per i bandi ancora da lanciare nei prossimi mesi chiede invece una «revisione prezzi strutturale, sul modello di quella adottata in altri paesi europei, che garantisca l’equilibrio contrattuale prevedendo adeguamenti al rialzo o al ribasso secondo i movimenti dei materiali. Non si tratta di concedere misure a sostegno delle imprese ma di porre in essere le condizioni di base per affrontare la sfida».
«Il governo -spiega Regina De Albertis, presidente di Assimpredil, l’associazione delle imprese edili di Milano, Monza e Lodi- ha stanziato 100 milioni per coprire l’aumento dei costi affrontati dalle stazioni appaltanti negli appalti del primo semestre 2021; altri 100 milioni, per il secondo semestre, sono nella legge di bilancio 2022. Il problema riguarda tutti, anche Monza e Brianza. Rincari ci sono stati e ci sono tuttora per ferro, acciaio, isolanti, tondini, energia solo per dirne alcuni». «Da pochi giorni -prosegue- è in vigore il nuovo prezziario regionale lombardo per il 2022. Ebbene, i prezzi indicati sono già stati superati dagli aumenti. Serve che l’adeguamento dei prezzi sia strutturale e segua in automatico il mercato. Il superbonus, i vari bonus edilizi, il Pnrr sono tutte grandi opportunità per il paese e per le imprese, ma queste devono poter essere in grado di portare a termine i lavori. Purtroppo la carenza di materiali porta a rapidi adeguamenti di prezzo e i margini si fanno sempre più risicati. Per legge le imprese si accollano gli aumenti fino al 10%, la copertura del resto da parte dello Stato va aumentata».
Una testimonianza “sul campo” la dà Michele Giambelli, titolare dell’omonimo gruppo edile vimercatese (una cinquantina di dipendenti diretti, fatturato 2020 21,9 milioni): «Subiamo aumenti di prezzi folli. I ponteggi aumentano di settimana in settimana. I fornitori ormai fanno il prezzo quando la merce arriva, non quando facciamo gli ordini. La carenza di materiali obbliga a fare scorte, il che pure ha un costo: ho un piazzale pieno di isolante. La lana di roccia ordinata a giugno è arrivata a novembre». «In Brianza sul Pnrr qualcosa si sta facendo, noi però lavoriamo quasi del tutto sul settore privato. Non possiamo scaricare del tutto sui clienti gli aumenti dei costi. Il 110% per ora ha prodotto aumenti di costi perché si presta anche a speculazioni. Sul nuovo non usufruiamo del 110%, sull’usato il 110% ci ha portato aumenti nella manodopera e nei materiali. Il problema semmai è nel codice degli appalti, che pone troppi vincoli per cui non si possono velocizzare le procedure. A volte siamo obbligati a bandire gare per lavori che potremmo fare direttamente noi più velocemente e senza rischi che il lavoro resti a metà». «Il mercato nel monzese e in Brianza per ora tiene -conclude Giambelli- anche se non ai livelli di Milano città».