Ventinove grammi di acciaio al carbonio, testa cava esagonale e gambo a torciglione. Praticamente la vite che ha introdotto un grande cambiamento nella storia industriale italiana. Tutti la conoscono come Brugola, dal nome della famiglia di imprenditori brianzoli che in 90 anni di storia (l’azienda è nata nel 1926) e dopo tre generazioni ancora recita un ruolo da leader nel mercato mondiale dell’automotive, producendo oltre 800 tipi diversi di viti, 8 milioni al giorno
Proprio le viti critiche di Brugola, quelle che giocano un ruolo fondamentale nella realizzazione dei motori delle auto, sono per questo motivo protagoniste della quarta tappa di “Forse non tutti sanno che…”, il progetto promosso da Assolombarda con l’obiettivo di valorizzare oggetti iconici dell’industria e della cultura italiana.
Stavolta, però, a differenza degli altri oggetti esposti in precedenza (la “schiscetta” di Caimi brevetti, anche questa invenzione brianzola, il primo numero della Gazzetta dello Sport, la Coppa del mondo Fifa, realizzata dalla G.D.E. Bertoni) la Brugola, proprio nell’atrio della sede milanese di Assolombarda in via Pantano, è al centro di una sala multisensoriale nella quale si racconta la storia dell’azienda (le cui viti sono state anche sulla luna con l’Apollo 11 nel 1969) e i numeri della sua attività.
A presentare la mostra, insieme a Jody Brugola, presidente dell’azienda lissonese, anche Carlo Bonomi, presidente degli industriali milanesi e brianzoli ora riuniti in Assolombarda.