È stato un primo incontro interlocutorio quello andato in scena ieri al ministero per lo Sviluppo economico sulla crisi della Salumi Vismara (Gruppo Ferrarini), nel cui stabilimento di Casatenovo (Lecco) sono a rischio oltre duecento posti di lavoro. Un sito produttivo dove lavorano parecchi dipendenti provenienti dalla provincia di Monza e Brianza. «Il sottosegretario Giorgio Sorial -spiega Enzo Mesagna, segretario generale della Fai Cisl Monza Brianza Lecco- ha voluto capire la situazione, che è stata illustrata dai rappresentanti della proprietà (Gruppo Ferrarini) e dalle parti sindacali. Da parte nostra abbiamo sottolineato l’esigenza di intraprendere un percorso che garantisca continuità aziendale e occupazione».
Erano presenti i due commissari nominati dai tribunali di Monza e Reggio Emilia «che hanno confermato che nei prossimi giorni saranno erogate ai lavoratori delle anticipazioni di stipendio. Il prossimo appuntamento al ministero, che deve autorizzare la cassa integrazione straordinaria, è per il 26 settembre». Martedì intanto il commissario nominato dal tribunale ha firmato in Regione con le parti sindacali l’accordo per la cassa integrazione straordinaria per un anno, per tutti i 220 dipendenti. Una vera e propria boccata d’ossigeno per far fronte alla crisi di liquidità del gruppo. Ora la sfida si sposta sul piano più generale, cioè su quale prospettiva industriale il gruppo Ferrarini e la Vismara potranno incamminarsi.
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La settimana scorsa i sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil avevano lanciato l’allarme: «La Vismara e tutto il Gruppo Ferrarini – avevano scritto in un comunicato- si trovano da tempo in una pesante crisi finanziaria che sta creando importanti ritardi nel pagamento delle retribuzioni, ferme al mese di aprile 2018, e difficoltà nel reperimento delle materie prime, tali da causare lunghi fermi di carattere produttivo». «La cassa integrazione a rotazione che abbiamo firmato -spiega Mesagna- consente delle anticipazioni di cassa e, alla procedura fallimentare, di abbattere il costo del lavoro».
«Non c’è lavoro, chi può ha fatto le ferie ma, finite quelle, ci sono lavoratori in azienda a far nulla. Purtroppo la crisi finanziaria del Gruppo (800 dipendenti in totale tra Casatenovo e Reggio Emilia) fa sì che essa abbia difficoltà a coprire le spese correnti: stipendi, acquisto di materie prime, costi fissi, saldo dei fornitori. Quindi non si riesce a lavorare e c’è il forte rischio di perdere clienti. Tutto questo, paradossalmente , mentre il fatturato è in crescita. La crisi Ferrarini è di tipo finanziario. Bisogna far ripartire il ciclo virtuoso acquisto di materie prime- lavoro- stipendi». La cassa integrazione dà respiro ai lavoratori per questa fase: si tratta di circa 800 euro netti al mese, in aggiunta a eventuali periodi di lavoro».