Stipendi in ritardo: la Vismara chiede il concordato, a rischio oltre 200 posti

Momento difficile per la Vismara di Casatenovo: gli stipendi sono in ritardo da aprile e l’azienda che chiesto il concordato in continuità. Una situazione che mette a rischio 200 posti di lavoro e che riguarda tutto il gruppo Ferrarini, di cui l’azienda fa parte. L’azienda garantisce la volontà di salvare sito industriale e occupazione
Tempi duri per la Vismara di Casatenovo
Tempi duri per la Vismara di Casatenovo

C’è preoccupazione per il futuro dello stabilimento della Vismara di Casatenovo, dove lavorano anche tanti brianzoli residenti in Provincia di Monza. Sindacati territoriali, Rsu aziendali e tutti i lavoratori Vismara hanno firmato un comunicato stampa, ieri, in cui esprimevano «forte preoccupazione per il futuro aziendale» e il relativo «mantenimento dei livelli occupazionali (sono 255 i dipendenti del sito produttivo lecchese, ndr.)».

«La Vismara – prosegue il comunicato – e tutto il gruppo Ferrarini, di cui fa parte, si trova da tempo in una pesante crisi finanziaria che sta creando importanti ritardi nel pagamento delle retribuzioni, ancora ferme nel mese di aprile 2018, e difficoltà nel reperimento delle materie prime, tali da causare lunghi fermi» alla produzione. Il rischio è di «pregiudicare la continuità» con l’orizzonte di una «fine di un’azienda storica e la perdita di oltre 200 posti di lavoro».

Ferrarini e la controllata Salumi Vismara hanno depositato in settimana al Tribunale di Reggio Emilia la richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco. Lo ha annunciato la presidente del gruppo, Lisa Ferrarini, in una lettera ai sindacati in cui ha spiegato che «il deposito della richiesta (di concordato, ndr) non impedirà alla società di continuare a operare a pieno regime sotto il controllo del Tribunale». L’azienda, ai sindacati, ha comunque garantito la «volontà di salvaguardare i siti produttivi e l’occupazione». Il debito complessivo in questione ammonta a 250 milioni di euro, dei cui 112 in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding. Dei 112 milioni, 30 milioni a testa sono debiti nei confronti di Unicredit e della Sga che ha ereditato i crediti deteriorati della ex Veneto Banca, 10 milioni sono nei confronti di Banco Bpm, 20 milioni verso Intesa Sanpaolo e il resto verso Carisbo, Credit Agricole Cariparma e Banca del Mezzogiorno. Dei 138 milioni di altri debiti che gravano sulle altre società della galassia, circa 100 milioni sono ancora verso la Sga. Fra i creditori del gruppo ci sono anche investitori diretti, che nel 2016 hanno acquistato bond emissi dalla Ferrarini per svariati milioni di euro per finanziarsi bypassando gli istituti di credito.

Solo poche settimane fa Ferrarini aveva fatto saltare unilateralmente le trattative esclusive che aveva aperto con Italmobiliare e QuattroR. Quest’ultimo è un fondo per il rilancio delle aziende italiane di medio-grandi dimensioni che vede tra i suoi investitori Cassa depositi e prestiti, Inail, Inarcassa. Italmobiliare è invece una investment holding che detiene e gestisce un portafoglio diversificato di investimenti e partecipazioni. Ora la palla passa al Mise (Ministero Sviluppo economico) che ha convocato un tavolo di confronto per venerdì 3 agosto.