Artigiani lombardi preoccupati per la guerra tra Russia e Ucraina che non esitano a definire un “terremoto” che si abbatte su un’economia ancora convalescente a causa della pandemia. L’Italia esporta in Russia 7,7 miliardi di euro (dato 2021), ma in Lombardia i numeri sono molto “pesanti”. Nella nostra regione l’export verso la federazione russa pesa almeno per 2 miliardi di euro. Mobili, meccanica e moda, mezzi di trasporto, ma anche beni alimentari: acquirenti e consumatori russi sono per le imprese artigiane della Regione un mercato importantissimo di sbocco per il Made in Italy e per il Made in Lombardy.
“È uno tsunami che ci investe proprio quando speravamo in un quadro finalmente più sereno nella lenta uscita dall’emergenza Covid-19” commenta il presidente di Cna Lombardia Giovanni Bozzini, che osserva come questa tempesta “non riguardi soltanto il commercio di beni, ma anche la voce sempre più rilevante dei servizi alla persona. Pensiamo a quanto personale dedicato a questa voce in Italia sia di provenienza ucraina: la comunità ucraina in Italia assomma 236 mila persone, per quasi l’80 per cento donne. 55 mila persone, di questa comunità ucraina in Italia, vivono in Lombardia”.
E in questo contesto perdura l’impennata dei costi dell’energia elettrica e del gas: “Fonti interne ci testimoniano di aumenti del 246% dal 2020 per il gas, del 198% per l’energia elettrica”, prosegue Bozzini.
Danni notevoli si riscontrano anche nel settore turistico. “Il turismo russo in Italia”, aggiunge la delegata al turismo di Cna Lombardia, la vicepresidente regionale Eleonora Rigotti, “è aumentato di quasi il 40% in 10 anni. Milano e i Laghi di Garda, Como e Maggiore sono mete al top nella scala delle preferenze dei turisti russi, con uno scontrino medio tra gli 800 e i 1000 euro.
“Anche il segretario regionale Cna Stefano Binda esprime tutta la sua preoccupazione: “Stiamo raccogliendo le testimonianze dei nostri imprenditori attivi sul mercato russo -sottolinea – Molti di loro hanno già perso clienti, commesse e marginalità importanti già al tempo dell’annessione russa della Crimea. In alcuni casi, penso al settore degli arredi di lusso, ci sono imprese che dall’oggi al domani hanno visto volatilizzarsi l’80 % del proprio fatturato già nel 2014. Oggi chi lavora per il mercato russo rischia di perdere clienti e di non essere più pagato per prestazioni e opere già effettuate. Consideriamo che si tratta in molti casi di eccellenze artigiane, del meglio del made in Italy”.