Monza, tutto il pop del Settecento Atalanta Fugiens per Lampi 2013

Brioschi, Chelleri, Sammartini e Galimberti, ovvero: i moschettieri del pop settecentesco. E’ stato battezzato “700 pop” il progetto originale firmato da Atalanta Fugiens e Musicamorfosi che verrà proposto per la prima volta al pubblico sabato prossimo, 20 aprile al teatro Villoresi di piazza Carrobiolo.
Vanni Moretto e Atalanta Figiens per “700 pop” a Lampi
Vanni Moretto e Atalanta Figiens per “700 pop” a Lampi

Brioschi, Chelleri, Sammartini e Galimberti, ovvero: i moschettieri del pop settecentesco. E’ stato battezzato “700 pop” il progetto originale firmato da Atalanta Fugiens e Musicamorfosi che verrà proposto per la prima volta al pubblico sabato prossimo, 20 aprile al teatro Villoresi di piazza Carrobiolo. Ma cosa c’entra il Settecento con il pop? Il Settecento è il secolo delle grandi Rivoluzioni: quella industriale, quella americana, quella francese. A queste bisogna aggiungere anche la cosiddetta “Rivoluzione morbida”. “Erano gli anni in cui a Milano gli Spagnoli cedettero il passo agli austriaci, la musica spesso si ascoltava quasi esclusivamente nelle corti e nei palazzi, ma c’era nell’aria un certo fermento, un desiderio di rinnovamento che un gruppo di musicisti seppe interpretare ed esprimere molto bene. Si chiamavano: Antonio Brioschi, Fortunato Chelleri, Giovan Battista Sammartini e Ferdinando Galimberti. Con loro la musica divenne popolare (di qui il pop). La compostezza e il rigore si piegarono all’ardore. “Era una musica che voleva, per così dire, far sobbalzare il cuore nel petto – ha sottolineato Vanni Moretto, maestro concertista – voleva trascinare la gente, tutta la gente senza distinzione alcuna, perché non richiedeva nell’ascoltatore una preparazione particolare”. La rivoluzione morbida parte dal capoluogo lombardo, ma da Milano si propaga in tutta Europa e preparerà il terreno a ben altri rinnovamenti musicali. Sabato al Carrobiolo con Moretto ci sono anche Stefano Barneschi, Fabio Ravasi, Luca Giardini, Alberto Stevanin, Laura Corolla e Carlo Lazzaroni (violini); Gianni Maraldi alla viola; Marco Testori, Giuseppina Runza (violoncelli); Nicola Barbieri al contrabbasso; Aviad Gershoni e Ishizaka Rei all’oboe; Marco Panella, Alessandro Denabian ai corni e Davide Pozzi al cembalo. La musica domina, naturalmente, ma non manca il racconto. Debora Mancini collega le musiche con la narrazione di una storia plausibile che aiuterà il pubblico a calarsi nell’atmosfera settecentesca. E poi ancora: sul fondo, in video, immagini per creare suggestioni nello stile proprio di Musicamorfosi che i monzesi hanno imparato a conoscere in occasione dei Notturni al roseto. E se lo spettacolo di sabato si apre con il concerto da chiesa di Giovanni Bianchi, il finale è tutto da scoprire con il campanile di San Marco che si sovrappone a quello di Berkeley mentre il compositore settecentesco Francesco Zappa trascinato anch’egli dagli effetti della rivoluzione morbida, si confonde al più contemporaneo Frank Zappa che proprio a Berkely scoprì il compositore omonimo nella vana speranza di trovare il suo nome inserito nell’enciclopedia dei grandi compositori. La regia è di Andrea Taddei. Dalle 21. Biglietto d’ingresso 25 euro in platea, 18 in galleria, ridotti 22 e 15. Altre riduzioni per over 65, under 18 e 25 e convenzionati.