Monza, in duomo il polittico “ritrovato” di Stefano de’ Fedeli

Per la prima volta riunite a Monza le tavole dell'opera del Quattrocento, in collaborazione con il museo del duomo di Vigevano.
La mostra al Museo del duomo di Monza
La mostra al Museo del duomo di Monza Fabrizio Radaelli

I monzesi del Seicento lo conoscevano bene il polittico di san Giovanni decollato, collocato nell’omonima cappella dedicata al patrono fin dal 1478, e realizzato da Stefano de’ Fedeli. A lui la confraternita di San Giovanni decollato commissionò il lavoro. Nell’Archivio notarile di Milano sono custoditi i due contratti stipulati dall’artista per quella commissione datati 24 e 26 maggio 1478. Promessa di pagamento 25 ducati, con un pagamento immediato di 26 lire imperiali e il saldo concordato con rate successive.

Oggi di quell’opera restano solo tre tavole certamente attribuite al polittico di Stefano de’ Fedeli: due sono conservate nel Museo e tesoro del duomo e raffigurano i santi Pietro e Paolo e il martirio del Battista. Una terza è custodita nel Museo tesoro del duomo di Vigevano e raffigura i santi Caterina d’Alessandria e san Benedetto. Grazie a una collaborazione tra di due musei ecclesiastici e Fondazione Gaiani quel che resta del polittico di san Giovanni decollato è di nuovo a Monza, e qui resterà esposto al pubblico all’interno della mostra “Vigevano e Monza. Per un polittico di Stefano de’ Fedeli”, allestita nella sala del rosone del Museo del duomo fino al 13 aprile. Furono gli studiosi Janice Shell e Grazioso Sironi a trovare per primi i documenti relativi al polittico di san Giovanni decollato.

Monza, in duomo il polittico di Stefano de’ Fedeli: la sua storia

Monsignor Mosconi all'apertura della mostra al Museo del duomo di Monza
Monsignor Mosconi all’apertura della mostra al Museo del duomo di Monza

Sappiamo quindi che si trattava di un’opera larga complessivamente 265,5 centimetri per 202 centimetri di altezza. Le tavole erano distribuite su due ordini e composte da una cassa lignea intagliata che culminava con la raffigurazione dell’annunciazione a Maria.

Non restano testimonianze di quell’opera che venne poi smembrata, così come si perdono anche le notizie della confraternita che volle la realizzazione del polittico. La scuola san Giovanni decollato nacque a metà del XIV secolo e si diffuse rapidamente in tutta Italia. Era composta da laici che si dedicavano alla distribuzione dell’elemosina ai bisognosi e all’assistenza spirituale ai condannati a morte. Erano presenti a Monza. Così come erano attivi in città anche gli adepti della confraternita o scuola di Sant’Antonio, devoti all’abate. La loro principale attività era la vendita di maiali i cui ricavi venivano poi devoluti in opere di carità. Per entrambe le confraternite era altrettanto importante l’attività di committenza per opere che esaltassero la devozione e le virtù dei santi di cui portavano il nome.

Anche la confraternita di sant’Antonio, dopo aver ammirato il polittico dedicato alla decollazione del Battista, ne volle uno del tutto simile, commissionato sempre a Stefano de’ Fedeli. Anche di quest’opera restano solo poche tavole. Due sono conservate nel Museo del duomo, tra cui la cimasa con una suggestiva crocifissione, e fanno parte del percorso dedicato alla mostra.

Monza, in duomo il polittico di Stefano de’ Fedeli: le conferenze

L’allestimento dunque è l’occasione per ammirare, raccolte per la prima volta a Monza, tre delle tavole del polittico di fine Quattrocento. «Guardando quest’opera mi vengono in mente tre parole – ha detto l’arciprete, monsignor Marino Mosconi, durante l’inaugurazione della mostra che si è svolta lo scorso 18 gennaio -. Ricomporre, perché viene ricomposto il registro inferiore di questa pala d’altare nel luogo d’origine in cui era stato pensato. Riscoprire, perché questo allestimento permette di riscoprire un autore ancora poco valorizzato, e riscoprire un senso di gratitudine per chi ha allestito questa mostra. E poi riconnettere, mettere in dialogo, come è stato fatto tra la nostra città e Vigevano».

Legate alla mostra sono anche quattro conferenze che si svolgeranno nella sala del rosone, alle 11. Si inizia il 9 febbraio con un intervento dedicato al Rinascimento lombardo e poi il 2 e 16 marzo e il 12 aprile.