C’era una volta la bambolaia, che di mestiere aggiustava le bambole. C’erano il burattinaio, la burraia e il riparatore di sedie impagliate. Il brumista, che era il vetturino delle carrozze trainate da cavalli e utilizzate per il trasporto pubblico – una sorta di taxi dei tempi andati.
Il facchino che lavorava in stazione, il cardatore, il fabbricante di rastrelli e, molto importante, visto che gli aspirapolveri ancora non esistevano, il fabbricante di scope. Il maniscalco, il medico condotto, il cordaio e il chiavaiolo, cioè il fabbro che realizzava e aggiustava chiavi e serrature. Il fotografo c’è ancora, anche se le attrezzature che utilizzava in passato erano molto diverse, e lo stesso si può dire del calzolaio.
Di sicuro non c’è più la lavandaia: da decenni i panni non si lavano più nel Lambro. Anche il lanternaio ha fatto il suo tempo: l’illuminazione oggi è questione di un click. Sono quarantadue i lavori di una volta che il Memb, il Museo etnologico Monza e Brianza, ha messo in mostra: “Arti e mestieri: ieri si faceva così” è il titolo dell’esposizione che viene inaugurata alle 17 di sabato 29 novembre negli spazi di mulino Colombo, nel cuore del centro storico.
Gli antichi mestieri al Memb di Monza: l’identità del territorio

«Questa nuova mostra si propone di celebrare l’ingegno e l’abilità dei mestieri artigianali del passato: quei lavori fioriti al di fuori delle mura delle fabbriche, che hanno costruito l’identità del nostro territorio»: lo spiega il presidente del Memb Alberto Naboni, sottolineando che si tratta di una prima selezione. I mestieri di una volta, riscoperti scavando negli archivi del museo, sono infatti molti molti di più – e, chissà: potrebbero essere messi in mostra in futuro. Intanto, però, a corredo e spiegazione dei quarantadue intanto individuati, sono stati selezionati 160 oggetti e strumenti antichi: fanno parte della collezione «pazientemente raccolta dal Memb da privati e officine della zona di Monza e Brianza, restaurata, conservata e oggi selezionata in parte per questo percorso espositivo che vuole far rivivere il calore della bottega e la centralità degli artigiani, che rappresentavano il motore di un’economia a misura d’uomo».
Precisano dal museo che “un elemento distintivo dell’allestimento è il confronto tra la documentazione storica, vale a dire foto d’epoca e reperti, e la ricostruzione visiva potenziata dall’intelligenza artificiale, che non sostituisce la memoria ma, al contrario, la amplifica, offrendo un affascinante spunto di riflessione sul significato del saper fare in un’era dominata dal codice e dalla tecnologia”.
A ingresso libero e realizzata con il patrocinio del Comune di Monza e il contributo della Fondazione della Comunità MB, la mostra resterà allestita fino all’8 marzo 2026. Orari: martedì, giovedì e domenica dalle 10 alle 12.30, mercoledì dalle 16 alle 18.30.