C’è stata la volta che si è messo nello zaino il taccuino Moleskine ed è partito per la Patagonia. Maledetto Chatwin. E poi quando per mesi in India per vedere cosa c’era in quei posti di cui aveva letto, l’Hymalaya, il Dalai Lama. E ancora il Sudamerica per Marquez aveva bisogno di un riscontro fisico. Benedetti libri.
Perché di letture si nutrono gli attori e i drammaturghi, le pagine in cui bisogna affondare per capire di più – dell’uomo, delle cose, della vita. Tutto nasce da lì e da un lungo lavoro che Corrado Accordo (attore, regista e drammaturgo appunto) porta in scena in via Turati come nuova produzione della Compagna teatrale Binario 7. “I libri non servono a sparare”, dove il “non”, per lasciare un po’ di chiaroscuro, è barrato.
Autopsia dei lettori non pentiti: i libri non servono a sparare
«In realtà sono dieci capitoli di un lavoro più complesso e articolato che proseguo da anni – racconta – Appunti, riflessioni sui libri e sulla lettura. Ho scelto quelli più teatralizzabili» per chiedere e chiedersi quando e come la narrativa ci cambia o ci convince di averlo fatto. «Ne è nato un testo ironico, divertente, anche autoironico, collaterale se si vuole alla trilogia sulla distopia che concluderò l’anno prossimo: dopo 1984, dove i libri non esistono, Mondo Nuovo lo strano è l’unico che conosce Shakespeare e Farenheit 451, dove i libri vengono bruciati. Questo è un viaggio che attraversa la vita invece», da quando ancora in pancia ascoltiamo le storie dei genitori, poi le bellissime favole lette da mamma e papà che nascondono splendide bugie, poi la scuola, l’età adulta. «Quando iniziamo a leggere quei libri che ci sembrano ci cambino la vita. Che poi di solito non è così e che poi restano lì, sulla mensola» come quelli che invece di tanto in tanto si riprendono in mano.
«Ma è anche il racconto di come i libri ti ingabbiano e allora diventano una metafora: quella della manipolazione e del condizionamento, e sulle parole. Perché arriva il momento in cui la lettura diventa una limitazione, l’obbligo alla riflessione, al saperne di più. Non sta forse meglio chi non è perso in quello che si legge, con leggerezza?».
Autopsia dei lettori non pentiti: il male necessario
Provoca, Accordino: perché lo pensa ma sa bene che il furore dei libri, come diceva qualcuno, è una malattia senza cura. E che anzi la terapia corrisponde alla malattia, «e bisogna fare i conti con gli effetti collaterali», quelli che verranno raccontati in scena. È la Maginot di Pepe Carvalho, il detective di Manuel Vazquez Montalban, che a un certo punto della vita inizia a bruciare i libri della sua grande biblioteca, quelli letti in passato, perché alla fine – dice – non gli hanno risolto la vita. Non ci crede fino in fondo nemmeno lui, perché in quelle pagine c’è quello che è. E allora non è altro che un definitivo atto di ribellione.
Lo spettacolo è in scena da giovedì 8 a domenica 11 maggio, alle 21 nei giorni feriali, alle 16 domenica. I biglietti sono disponibili a 20, 18, 15 e 10 euro.