Le indagini sulla “califfa” di Palermo, come è stata soprannominata Sabrina De Capitani, la vimercatese esperta in comunicazione indagata per presunta corruzione con il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, di cui era la portavoce personale, hanno sconfinato l’isola e sono approdate nel capoluogo brianzolo. Gli investigatori della guardia di finanza palermitana sono arrivati infatti fino a Monza, in una dimora dell’indagata. All’ormai ex portavoce del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, è stato sequestrato un quadro firmato da Omar Hassan (estraneo alle indagini), un artista italo-egiziano che ha realizzato la mostra a Palazzo reale finita al centro di un’inchiesta della procura di Palermo. Quel dipinto sarebbe “l’utilità” della corruzione.
Tra l’altro si è appreso che nel gennaio scorso, durante una perquisizione nell’abitazione palermitana della vimercatese, sempre la guardia di finanza avrebbe trovato una modica quantità di hashish in un trolley della donna. La sostanza sarebbe stata sequestrata e De Capitani segnalata alla prefettura come assuntrice, secondo la prassi amministrativa.
Dalle molte intercettazioni poi l’ex portavoce emergerebbe la sua attitudine all’attività di lobbing. E racconterebbe ai vari “uomini” e “donne” con cui interloquisce la sua capacità a far salire le quotazioni degli artisti. La mostra a Palermo di Hassan, di cui la comunicatrice padana si dà tutti i meriti avrebbe permesso al pittore italo-egiziano di raddoppiare il valore delle sue opere.
E ancora: nelle conversazioni intercettate dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria si farebbe riferimento a un appuntamento con un professionista fissato a marzo 2023 con “un monsignore dell’amministrazione del patrimonio della Sede apostolica“. “Ti dà l’appuntamento in Vaticano, eh, il monsignore – diceva De Capitani – Ci vieni pure tu?”, chiedeva all’ingegnere. Risposta: “Ma stai scherzando? Ma certo, io mica mi fido di te”.