Un giardino verticale e una piazza al coperto: altre idee per l’ex Upim di Monza

Non si può abbattere? Allora trasformiamolo. O meglio: immaginiamo come si possa trasformare l’ex Upim di Monza, il palazzo più odiato della città. Un gioco al quale hanno offerto le loro proposte anche gli architetti Genghini, Bertin e Tanzi. Con un giardino verticale o una piazza al coperto.
La proposta di Genghini e Bertin
La proposta di Genghini e Bertin

Che si voglia o no, è uno delle testimonianze architettoniche entrate nella storia di Monza di cui hanno segnato il destino. Il palazzo dell’Upim campeggia in piazza Trento e Trieste dal 1956 e nonostante le minacce di abbattimento, più o meno concrete, a oggi è ancora li. Questo non impedisce di immaginare uno scenario diverso agli occhi di chi entra in piazza Trento e Trieste, una delle piazze più importanti della città.

Così il Cittadino ha deciso di ospitare le proposte degli architetti monzesi che immaginano come sia possibile rendere più gradevole e meno impattante l’edificio dell’Upim. Proposte realizzabili di intervento sull’edificio più controverso di Monza. La prima proposta è stata di Felice Terrabuio che suggerisce di rimodulare il palazzo partendo dal colore.

LEGGI la proposta di Felice Terrabuio

LEGGI la Monza che non fu mai

«Un camouflage grazie all’inserzione di un ritmo cromatico crescente e decrescente di gradazioni secondo moduli stile Pantone per riformulare il ritmo visivo della facciata ovest del palazzo (nelle parti rivestite in piastrelle), secondo un nuova tavolozza cromatica che riformula il modo di affacciarsi sulla piazza Trento Trieste» spiega Terrabuio nel suo progetto di quello che lui stesso chiama il “PalaZZone”. «Una tavolozza di colori caldi per dare più serenità a chi volge lo sguardo verso il palazzo» conclude Terrabuio.

Altri due studi noti dell’architettura monzese hanno deciso di raccogliere la sfida del Cittadino: quello dello Studio Tanzi e quello di Michela Genghini in collaborazione con Davide Dong Sub Bertin. Due proposte concettualmente diverse, ma parimenti suggestive su come ripensare l’edificio dell’Upim.

(A proposito: l’Upim non è solo brutti ricordi, anzi. Non l’edificio ma il negozio , e le sue commesse, le ricordano molti. Eccole. LEGGI chi si ricorda le ragazze dell’Upim?)

Il giardino verticale di Genghini e Bertin

Meno cemento, più verde. Da questo concetto basilare parte il concept degli architetti Michela Genghini e Davide Dong Sub Bertin che hanno immaginato una facciata “verde” per il palazzo dell’Upim. «Il verde che manca nella piazza lo mettiamo nella facciata – spiegano i due architetti – dato che non si può intervenire con delle installazioni verdi stabili in piazza, considerata la presenza del mercato, allora interveniamo sulla facciata del palazzo».

Non si tratta di semplici coperture verdi: «Ci immaginiamo dei telai, installati su binari che permettono il loro scorrimento sulla facciata per motivi di manutenzione, che contengano diversi elementi vegetali, anche simbolici, come la rosa che richiama il roseto della Villa reale che è conosciuto in tutto il mondo e poi prevediamo fioriture che si illuminano a seconda delle stagioni dell’anno e che danno un effetto colore che rivoluzionerebbe la piazza».

Il progetto dei due architetti prevede una copertura delle parti della facciata non occupate dalle finestre con dei pannelli verdi agganciati a strutture mobili che permettono di spostare il pannello in corrispondenza delle finestre per poter procedere più agevolmente alla manutenzione della struttura e alla cura dei fiori e delle piante, piuttosto che dell’impianto di irrigazione. Le essenze e le piante coltivabili sui pannelli verdi cambierebbero durante l’anno: «Abbiamo previsto piante come la rosa rampicante, la vite canadese, l’edera e il gelsomino in modo che venga conferito anche un effetto cromatico molto vario alla facciata» spiegano Michela Genghini e Davide Dong Sub Bertin. Anche dal punto di vista pratico, il progetto non sembra difficilmente realizzabile dato che i telai su cui sono allestiti gli elementi vegetali potrebbero scorrere fino a diventare accessibili dalle finestre degli uffici e delle case per procedere con la manutenzione anche del necessario impianto di irrigazione che potrebbe essere condominiale.

La piazza al coperto di Tanzi

«Si potrebbe pensare a reinventare il piano interrato, quello terra ed il mezzanino creando una grande piazza coperta. Certo, l’interno è pieno di pilastri, solette, impianti, tra i quali districarsi: non diciamo che sia facile, ma è un’idea». Da qui parte l’intuizione dello studio Tanzi Architetti, con sede a Monza in via Tofane, che si pone l’obbiettivo di ridare vita al piano terra dell’edificio, restituendolo alla cittadinanza. Trasferendo le attività commerciali oggi presenti al piano terra si recupererebbe tutto lo spazio a piano terra, da piazza Trento a via Passerini e da via degli Zavattari alla piazzetta Upim.

«Si recupererebbero ampi spazi, espandibili verso il basso e verso l’alto: ci si potrebbero collocare servizi turistici, uffici comunali, bar e ristoranti – spiegano dallo studio Tanzi Architetti – ma la cosa più importante sarebbe il recupero della profondità della piazza. Infatti a livello terreno l’edificio non ha una facciata vera e propria; quindi lo svuotamento interno non provocherebbe comunque, anche per i più “conservatori”, uno stravolgimento dell’opera dell’architetto Faglia senior». Secondo lo studio di architettura monzese è più realizzabile un intervento sul piano terra, rispetto ad uno che prenda in considerazione la facciata del palazzo ed i proprietari delle case. «Forse è più agevole intendersi con pochi interlocutori “istituzionali” che con una miriade di privati, forse l’intervento potrebbe essere utilizzato per rinnovare dal punto di vista energetico le altre parti del condominio. Può essere forse irrealizzabile per motivi economici (o altri) ma non è irragionevole. Irrealizzabile è la proposta di abbattere tutto il palazzo, il quale avrebbe invece necessità di essere meglio conservato» spiegano gli architetti Chiara e Gigi Tanzi. Secondo lo studio di architettura monzese si potrebbe procedere con un concorso di idee internazionale per questo progetto che porterebbe molti vantaggi anche dal puntos di vista viabilistico.