Truffati con il “metodo Ponzi”: sono finiti in trappola in 2mila

Indagini sul “metodo Ponzi” coordinate dalla Procura di Monza, le vittime ci avrebbero rimesso fino a 600mila euro.
Truffati con il “metodo Ponzi”: sono finiti in trappola in 2mila

Proponevano investimenti improbabili (o proprio inesistenti) come allevamenti di bovini, auto e imbarcazioni di lusso, prefabbricati, prospettando rendite fantasmagoriche. Ma in realtà pagavano gli interessi dei primi investitori con i soldi versati da quelli arrivati dopo. La truffa non è nuova, un centinaio di anni fa un certo Charles Ponzi, un emigrato italiano negli Stati Uniti che arrivò ad accumulare milioni di dollari con questo sistema, l’ha resa famosa.

Si attirano vari investitori nella trappola, che versano le loro quote. I primi vengono ripagati presto e bene, per rendere credibile e far guadagnare “reputazione” al business stesso. Altri verseranno i loro capitali agli artefici del sistema, che ha una struttura piramidale, fino a farli arricchire. Quelli ai gradini superiori ricompensano gli investitori più “in alto”, pagando loro gli interessi con i capitali versati da quelli più in basso nella “piramide”.
Il sistema regge fino a che si trovano altre persone che mettono denaro. Si tappano i buchi, ma in realtà sotto si apre una voragine, nella quale cadono tutti coloro che vedono sparire i loro quattrini. Lo “schema Ponzi”, appunto.

Quello che ha portato in carcere otto persone, tra Lombardia, Toscana, e Reggio Emilia, a coronamento delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia valutaria di Milano, e coordinate dal Pm Michele Trianni, della Procura di Monza.

Nella città brianzola hanno sede due delle società del gruppo finite in bancarotta, e a Monza operava uno dei maggiori procacciatori di clienti del gruppo. Sette persone finite in carcere e una ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia emessa dal Gip brianzolo Emanuela Corbetta. Per tutti, le accuse contestate a vario titolo riguardano reati fiscali e associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, all’autoriciclaggio e alla bancarotta fraudolenta.

OItre 2mila le vittime, che ci avrebbero rimesso somme dai 5 ai 600 mila euro a investitore. I fatti contestati risalgono al biennio 2016-2018, in un’inchiesta nata ad Arezzo su querela della Afue (associazione vittime), dove stava uno dei presunti artefici del sistema, e poi trasferita a Monza, dove sono andate in bancarotta due delle società coinvolte nel raggiro. In Toscana erano stati individuate circa 700 persone truffate per mano della stessa organizzazione, convinti ad investire circa 15 mila euro in un allevamento di bovini ad Arezzo, con la promessa di un interesse del 7%. Il raggiro avveniva attraverso una piattaforma online.