La panchina rossa è un invito: a riflettere, a non dimenticare, a tenere alta l’attenzione. In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il Comune di Lissone organizza diversi momenti di riflessione e sensibilizzazione. Uno di questi, domenica 17, ha portato il sindaco Concetta Monguzzi a colorare di rosso una delle quattro panchine di piazza Libertà. Una presenza, la sua, istituzionale, ma anche molto personale.
Lo spiega così: «Su quella panchina, idealmente, siedono le donne vittime di violenza. I dati sono allarmanti – afferma il sindaco – le quattro panchine che dipingeremo assumono molti simboli e uno mi riguarda da vicino: due di queste panchine sono il risarcimento di un cittadino che, sui social network, aveva offeso la mia persona. Nei suoi confronti avevo presentato esposto presso le forze dell’ordine per tutelare il mio ruolo di sindaco. Ero stata offesa. Avevo sentito addosso la violenza delle parole. Avevo provato cosa significhi avere paura e sentire contro di me parole di odio. Le due panchine donate alla città intendono riparare quella violenza. Un gesto che spero possa servire come monito affinché mai più, nessuno, si permetta di usare la violenza verbale per far valere le proprie idee». Per questo motivo, Concetta Monguzzi sarà anche lei impegnata a dipingere due panchine di rosso, «tanto sudate e particolarmente simboliche per me».
L’episodio si registrò a febbraio. “Sparargli nella testa, cosa dite?”: fu questo il commento che comparve su una pagina di social network. Per il sindaco rappresentò una «minaccia, una frase forte e carica di odio». Da qui la decisione di presentare un esposto ai carabinieri. «L’idea che qualcuno voglia spararmi in testa perché esprimo le mie opinioni mi ha spinto a recarmi presso la caserma dei carabinieri di Lissone per presentare un esposto – commentò a caldo Monguzzi attraverso la sua pagina Facebook – l’intimidazione ricevuta (rimasta online per qualche ora e poi scomparsa) non è la sola frase offensiva ricevuta nei confronti miei e di altre persone. La macchina del fango e dell’odio, per alcuni, si trincera dietro una tastiera. Una cattiva abitudine che mi ha spinta a presentarmi dai carabinieri per tutelare il diritto di tutti, me compresa, ad esprimere il proprio pensiero senza timore che qualcuno possa pensare di “sparargli nella testa”». Quel cittadino, come risarcimento, ha donato due panchine.