«L’inaugurazione della nuova scuola in muratura nel villaggio di Thapo è stata per me una grande emozione. Non pensavo che sarebbe stato possibile tagliare il traguardo in un solo anno, dopo la posa della prima pietra avvenuta dodici mesi fa. Come è sempre un’emozione vedere bambini ed adulti del posto con indosso le magliette della StraSeregno, del Gruppo sportivo Avis, di Porada Run, del Basket Seregno e della Salus ciclistica, che ci sono state donate e che noi abbiamo consegnato. In queste occasioni mi sembra di essere a casa…». Irene Tintori, seregnese di San Carlo, volontaria dell’associazione emiliana Mam Beyond Borders, commenta così il suo dodicesimo viaggio in Etiopia, dove per quasi l’intero mese di ottobre ha verificato lo status quo dei tanti progetti umanitari in corso, in particolare nelle missioni nella regione di Sidama, di Getche e di Goro. «Nel primo caso -ricostruisce-, abbiamo visitato una realtà nuova, in cui una congregazione di suore gestisce una scuola ed una clinica ostetrica. La responsabile si sobbarca un lavoro immane, facendo l’ostetrica, l’infermeria e la farmacista. Abbiamo deciso di affiancarle una farmacista, di cui ci accolleremo i costi almeno per un anno. La nostra è un’associazione piccola, che ama seguire nel tempo i suoi progetti». A sostegno di questa attività, è stato avviato un progetto di vendita di copertine fatte a mano, in collaborazione con un’associazione anconetana.
Etiopia: le emozioni di un viaggio molto coinvolgente

«La seconda tappa è stata Getche -prosegue Tintori-, dove la clinica e la scuola, sotto il vigile occhio di altre suore, funzionano egregiamente. Purtroppo, sono in ritardo i lavori per la realizzazione di un nuovo pozzo per l’acqua, ma la stagione delle piogge è stata più lunga del previsto ed ha creato un impedimento concreto». Nella missione di Goro c’è stato infine il momento più atteso: «La scuola in muratura per il villaggio di Thapo diventerà un vero riferimento sociale. Ho tagliato il nastro con il delegato del vescovo, che ci ha ringraziati per la fiducia, che li spinge “a lavorare con maggiore dedizione, trasparenza e responsabilità”. Al nostro arrivo, gli iscritti erano una quarantina, poi sono raddoppiati in pochi giorni. La possibilità di consumare sul posto un pasto è per i bambini un invito a frequentare. L’utenza va dai 2 anni e mezzo agli 8 anni. Si tratta di un plesso non convenzionale, per evitare che lo Stato imponga la divisione in classi. Istruzione e sanità sono i nostri cardini. Lo ha verificato anche la ragazza di Paina che mi ha raggiunta nell’ultima settimana, constatando di persona quello che racconto dopo le mie esperienze. Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutati e continuano ad aiutarci».