Seregno, riapre uno dei bar chiusi per ’ndrangheta: il sindaco informa la Prefettura

Stupore e sconcerto a Seregno per la riapertura del bar La Torrefazione, uno dei due esercizi chiusi tra febbraio e marzo dopo le indagini dell’ufficio antimafia della Prefettura di Monza e Brianza. Il sindaco ha informato la Prefettura.
Seregno, riaperto il bar La Torrefazione - foto Paolo Colzani
Seregno, riaperto il bar La Torrefazione – foto Paolo Colzani Redazione online

Sorpresa, sconcerto, felicità ma soprattutto stupore. Sono le emozioni che hanno accompagnato la riapertura de “La Torrefazione” di Corso del popolo, uno dei due bar che tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo erano stati chiusi con provvedimenti del Comune di Seregno, dopo che le indagini condotte dall’ufficio antimafia della Prefettura di Monza e Brianza avevano accertato la possibilità di infiltrazioni mafiose al loro interno.


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Lo stupore in questo caso è stato addirittura superiore alle attese. Se infatti, chi nei giorni precedenti era transitato davanti al locale aveva compreso che qualcosa bolliva in pentola, visti i lavori di sistemazione che erano in corso al suo interno, pochi o probabilmente nessuno avevano immaginato che la riapertura avvenisse per conto non già di un nuovo proprietario, l’unica opzione che pareva percorribile dopo che il Tar della Regione Lombardia aveva giudicato inammissibile il ricorso tendente ad ottenere la sospensiva della chiusura per la mancata notifica all’avvocatura dello Stato, competente per quanto riguarda la Prefettura di Monza e Brianza. Bensì di Maria Marano, moglie di Pino Pensabene, condannato nell’estate di un anno fa a Milano a una lunga pena detentiva, essendo stato ritenuto il nuovo referente della ’ndrangheta desiana, all’indomani dell’operazione “Infinito”.

I frequentatori dell’esercizio pubblico prima del divieto di prosecuzione dell’attività hanno infatti sempre riconosciuto in Marano la sua titolare, tanto che la stessa in questa veste si era presentata ai giornalisti nel giorno in cui il provvedimento comunale era diventato di dominio pubblico per domandare di incontrarla.

Ed allora in cosa consiste la novità? Prima della sua chiusura, il locale era riconducibile a una società a responsabilità limitata con sede a Cogliate, denominata “La Torrefazione”, che coinvolgeva soggetti della famiglia Pensabene, mentre stavolta Marano risulta la proprietaria in quanto persona fisica, come dimostrano gli scontrini rilasciati agli avventori dopo la riapertura dello scorso sabato.

Un’escamotage, questo, che ha lasciato molti a bocca aperta e che ha obbligato la macchina comunale a procedere come di prassi in situazioni simili.

«Abbiamo ricevuto una mail con posta elettronica certificata – ha commentato il sindaco Edoardo Mazza – alle 13,33 di venerdì 3 giugno, quando ormai l’orario di lavoro degli uffici, peraltro nel bel mezzo di un ponte, era vicino al termine. La mail conteneva la documentazione della “Scia”, la segnalazione certificata di inizio attività, che il giorno successivo ha permesso la riapertura. Già lunedì abbiamo posto in essere tutti i meccanismi di controllo ed informato la Prefettura di quel che stava accadendo. Adesso siamo in attesa di un riscontro, che speriamo sia celere, per capire come muoverci».

Più d’uno ha inizialmente letto quanto sopra raccontato come una sfida alle istituzioni, pur se in settimana si è fatta strada un’ipotesi che merita di essere presa in considerazione. La mossa, che sembra di prim’acchito almeno azzardata, considerato che alla fine della fiera quei legami con il mondo della criminalità che erano stati accertati non sembrano essere venuti meno non essendo mutati i soggetti coinvolti, sarebbe finalizzata ad ottenere un secondo provvedimento di chiusura, che spalancherebbe la strada nei fatti ad un nuovo iter giudiziario, essendo appellabile al Tar della Regione Lombardia, stavolta con tutte le notifiche del caso.

Intanto, le verifiche annunciate dal sindaco hanno portato nell’immediato ad un primo risultato. Lunedì scorso la proprietà è stata invitata a rimuovere i tavolini all’esterno dalla Polizia locale, in quanto l’autorizzazione di cui disponeva era legata alla gestione passata e non più utilizzabile. I presenti hanno preso atto e ritirato la modulistica per una nuova domanda.