Seregno, le reazioni ai bar chiusi per ’ndrangheta: dallo striscione alle parole del sindaco

“…Noi vi vogliamo bene”. Uno striscione a coprire la saracinesca abbassata di uno dei due bar di Seregno chiusi da prefetto per «contiguità con la ’ndrangheta. Le reazioni della città: il sindaco Edoardo Mazza e i commercianti.
Seregno, lo striscione apparso mercoledì all'esterno del "Tripodi pane e caffè"
Seregno, lo striscione apparso mercoledì all’esterno del “Tripodi pane e caffè” Paolo Colzani

“…Noi vi vogliamo bene”. Con un cuore interamente colorato, ad accompagnare un’affermazione che per molti, ma evidentemente non per tutti, è subito apparsa quantomeno inopportuna, considerato che la scena è nel cuore del centro storico di Seregno, dove nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso una mano ignota ha affisso lo striscione sulle saracinesche di piazza Vittorio Veneto del “Tripodi pane e caffè”, al primo giorno di chiusura dopo l’intervento della Prefettura di Monza e Brianza.


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«Nemmeno in Calabria accadono più fatti come questo» ha commentato con un’ironia velata di tristezza Pietro Amati, capogruppo consiliare di Ripartiamo! e Per Seregno civica, mentre la foto cominciava a rimbalzare tra Facebook e WhatsApp e poi sui portali internet anche di testate nazionali tra le più prestigiose, che non hanno mancato di lesinare critiche a quei politici locali, il sindaco Edoardo Mazza ed il suo vice Giacinto Mariani in testa, che nell’esercizio in passato hanno fatto ospitare loro appuntamenti elettorali.
«Sono sottolineature inconsistenti e vedrò di tutelare la mia immagine nei modi più consoni» ha commentato il primo cittadino.

Di certo c’è che quello striscione, rimosso la mattina seguente dalla Polizia locale, stimolata ad intervenire da Davide Ripamonti, sconfitto all’inizio dell’autunno da Antonio Colzani nella corsa alla segreteria locale del Partito democratico, costituisce una ferita, forse addirittura più profonda di quanto i due provvedimenti non siano stati.

I commercianti – «Per Seregno non è certamente un bel biglietto da visita». Dario Nobili, commerciante di lunga data, sulla scorta di una consolidata tradizione di famiglia, e presidente sia della delegazione di Seregno della Confcommercio che di ViviSeregno, la rete d’impresa che si propone di coadiuvare la stessa Confcommercio e l’amministrazione nella salvaguardia della vocazione commerciale del territorio locale, commenta così le novità che hanno messo a soqquadro la vita cittadina ad inizio della scorsa settimana, concretizzatesi con la chiusura di due tra gli esercizi pubblici più frequentati del centro storico.

«Se i fatti sono andati effettivamente come abbiamo appreso in questi ultimi giorni – continua -, forse qualche controllo più approfondito avrebbe dovuto essere condotto anche prima. Siamo purtroppo in presenza di una realtà come la criminalità organizzata, che penso di poter dire non essere una caratteristica propria di Seregno. Tuttavia, l’appetibilità del nostro contesto rappresenta in questo caso un’arma a doppio taglio, poiché comporta interessi anche da parte di figure che sarebbe meglio che ne rimanessero al di fuori».

L’analisi quindi prosegue: «Non è semplice dire cosa si possa fare nel merito, anche perché siamo di fronte ad organizzazioni abituate a muoversi sottoterra e non alla luce del sole e pertanto non facilmente individuabili. Fondamentale qui è senza dubbio l’operato delle forze dell’ordine e delle istituzioni, che per fortuna hanno dimostrato di sapersi muovere a dovere, anche se qualche controllo, lo ripeto, è risultato probabilmente tardivo. Noi come Confcommercio non registriamo segnali negativi evidenti di presenze scomode, proprio per quelle caratteristiche che ho appena descritto. Ma l’impressione che il territorio sia nel mirino, quella c’è e rimane».

Il sindaco – «Quello che davvero mi dispiace e mi rattrista è che da questa vicenda l’immagine di Seregno esca intaccata in maniera innegabile. Lo dimostrano i titoli dei giornali di questi giorni, che parlano di città della mafia».

Il sindaco Edoardo Mazza ha replicato così, alla richiesta di un commento sulla chiusura degli esercizi pubblici “La Torrefazione” e “Tripodi pane e caffè”. «Non entro nel merito dell’analisi dei singoli casi – ha continuato -: che non spetta a me: mi limito a dire che la collaborazione tra istituzioni ha funzionato perfettamente. Siamo stati noi, come Comune di Seregno, a richiedere alla Prefettura di Monza e Brianza, competente nel merito, l’accertamento sulla certificazione antimafia. La Prefettura ha poi tratto le sue conclusioni e, quando ci ha risposto, abbiamo deciso prontamente di procedere alla revoca, che tra le opzioni da adottare sul tavolo era quella più restrittiva. A differenza di quel che ho letto e sentito, abbiamo fatto per intero la nostra parte».

L’approfondimento quindi è proseguito: «Seregno vanta comunque centinaia di attività commerciali e non solo le due interessate da questa novità. Non è perciò giusto fare di tutta l’erba un fascio ed invito ciascuno a fare i distinguo più opportuni. È doloroso per un sindaco trovarsi nella situazione che la città che si amministra venga anche solo accostata ad una realtà come quella delle organizzazioni di stampo mafioso».

Lo sguardo è stato infine rivolto al futuro anche prossimo: «Cosa si può fare per cercare di preservare il territorio dalle infiltrazioni della malavita? Occorre prima di tutto lavorare con i giovani, credo. L’amministrazione comunale lo ha capito ed è da parecchio impegnata in un progetto nelle scuole, dove abbiamo portato e continueremo a portare esponenti della magistratura, per educare gli studenti alla legalità. È un impegno di cui speriamo di raccogliere frutti duraturi».