Seregno, i morti della Acqui: inediti nel libro di Mandarano

Si intitola "Gli IMI della divisione Acqui che non fecero ritorno a casa" il libro del seregnese Davide Mandarano
Davide Mandarano con il suo libro

Nel corposo programma di “30 giorni di cultura” del mese di maggio varato a Seregno, è stato presentato il libro del seregnese Davide Mandarano “Gli IMI della divisione Acqui che non fecero ritorno a casa – la triste storia dei soldati tra naufragi, lager, nazisti e campi di prigionia sovietici”, edizione Medicea, Firenze. Un libro pubblicato lo scorso gennaio e presentato a Milano il 26 febbraio, presente il tenente colonnello del comando militare esercito “Lombardia”, Andrea Lattante. Una presentazione online del volumetto è avvenuta per tutte le sezioni provinciali dell’associazione nazionale divisione Acqui. A Seregno è andata in scena alla “Casa della Sinistra” a cura dell’omonima associazione.

Il libro di Mandarano: l’autore alla ricerca dei nomi degli internati

Davide Mandarano, 29 anni, ha conseguito nel 2016 una laurea triennale alla Statale di Milano in storia con una tesi sulla divisione Acqui a Cefalonia, nel 2020 la magistrale in scienze storiche con la tesi su “occupazione italiana della Corsica durante la seconda guerra mondiale”. Dal 2016 è sostenitore dell’associazione nazionale divisione Acqui, sezione di Milano e Monza e Brianza.

Il libro è nato – ha spiegato l’autore – perché gli storici quando si occupano di Cefalonia scrivono di numeri senza dare dati certi ma solo stimati. Nel mio libro, invece, io documento con numeri e mille nomi e cognomi di internati della divisione Acqui che erano stati catturati dopo i combattimenti a Cefalonia e Corfù dal 14 al 22 settembre 1943. Dei mille militari di cui fornisco le generalità offro la loro sorte, dove sono sepolti e la causa della loro morte. Di 250 dei mille sono riusciti a riportare tutto nel dettaglio. La maggior parte di loro sono sepolti nei cimiteri tedeschi di Amburgo, Francoforte, Monaco di Baviera, Berlino e Belony in Polonia”.

Il libro di Mandarano: si parte dal 28 settembre 1943

Il libro di Davide Mandarano si compone di 183 pagine di cui ben 150 di tabelle con i nomi. È una ricostruzione dettagliata e inedita di quanto accadde dal 28 settembre 1943, quando i tedeschi organizzarono il primo trasferimento di prigionieri con il piroscafo Ardena: 1.286 rimasero a Cefalonia come lavoratori, gli altri furono deportati nei campi del Terzo Reich o finirono prigionieri in Russia man mano che l’Armata Rossa liberava i territori ad est.

Su quanto accaduto a Cefalonia e Corfù sono stati scritti decine e decine di libri, per quanto riguarda ciò che accadde ai superstiti invece, in particolare ai prigionieri che furono internati nei lager del Terzo Reich, sono stati dedicati pochi e brevi capitoli in alcune pubblicazioni.

Mandarano in questo libro si è proposto non tanto di parlare di numeri dai quali occorre partire ma di individuare i nominativi di quanti trovarono la morte durante i trasferimenti nei campi di prigionia o, successivamente, negli stessi. Il punto di partenza di questa ricerca è fissato nella data del 28 settembre 1943, quando i tedeschi organizzarono il primo trasferimento di prigionieri con il piroscafo Ardena. Comincia qui il viaggio dei superstiti ai combattimenti e alle fucilazioni. Di questi, 1286 rimasero a Cefalonia come lavoratori, addetti alle batterie e altro, mentre la sorte degli altri sarebbe stata il trasferimento sulla terraferma e l’internamento nei campi di prigionia del III Reich: soprattutto in Germania, Polonia, Serbia e Bielorussia.

Il libro di Mandarano: la sorte degli “Imi”

Con l’avanzata delle truppe sovietiche gli IMI (internati militari italiani) che si trovavano nei campi dell’Europa orientale erano stati considerati come prigionieri nemici dalle forze di “liberazione” russe e pertanto spediti, in lunghe e letali marce, nei lager presenti nel territorio sovietico. In alcuni di questi erano già presenti sia i soldati dell’“Armir” che le truppe tedesche catturate durante la campagna di Russia. Nei campi sovietici gli “Imi” erano stati decimati, oltre che dalla malnutrizione e dai lavori sfiancanti, soprattutto dal clima duro e da epidemie di tifo. Non si conosce quanti soldati della “Acqui” avevano raggiunto i lager e chi e quanti non sono tornati in Italia. Il punto di arrivo della ricerca è questo: individuare i loro nominativi, il luogo di internamento e soprattutto un luogo di sepoltura, così da dare ai loro familiari dati certi sulla sorte dei loro cari e poter ricostruire il loro percorso. A Cefalonia e Corfù 16 mila soldati italiani appartenenti alla 33ma divisione da montagna “Acqui” hanno combattuto contro i tedeschi, diventati dopo l’8 settembre 1943, nemici ed oppressori dell’Italia. A Cefalonia e, in proporzioni minori, a Corfù si verificava la più grande eliminazione di massa di prigionieri di guerra della seconda guerra mondiale.

Il libro di Mandarano: la divisione Acqui

La divisione “Acqui” ha subito una sorte tanto tragica perchè i tedeschi, considerandoli ammutinati, hanno trucidato migliaia di soldati, graduati e ufficiali, eseguendo l’ordine speciale di non fare prigionieri, emanato da Hitler in persona solo per la divisione “Acqui”. La resistenza della divisione “Acqui” a Cefalonia e Corfù rappresenta l’esempio più eclatante della resistenza militare antitedesca e uno dei primi atti del Movimento di Liberazione Nazionale. La ricostruzione di quei tragici avvenimenti è basata sui documenti conservati negli archivi italiani, tedeschi ed inglesi, sugli atti del processo di Norimberga contro il generale Lanz e sulle memorie dei protagonisti sopravvissuti.