Scuola, attacco durante l’incontro online sulla Giornata della Memoria con il professor Mantegazza: «Sporgerò denuncia»

Il professor Raffaele Mantegazza, arcorese e docente di pedagogia generale e sociale, giovedì mattina avrebbe dovuto tenere tre eventi online sulla Giornata della Memoria ma è stato interrotto da un attacco hacker: soggetti che si sono collegati per urlare e imprecare. Uno collegato col volto di Hitler nell’immagine profilo.
Raffaele Mantegazza
Raffaele Mantegazza

Non è riuscito a concludere l’ultimo incontro per un attacco hacker. Il professor Raffaele Mantegazza, arcorese e docente di pedagogia generale e sociale, nella mattina di giovedì 4 febbraio avrebbe dovuto tenere tre eventi online dal titolo “Lo zaino della memoria”, sulle tematiche legate alla Giornata della Memoria, organizzato dal Comune e dalle scuole di Cinisello Balsamo.

Il primo era rivolto ai ragazzi di terza media, un secondo momento dedicato agli studenti delle terze superiori di istituti tecnici e professionali della città e un terzo incontro pensato per i ragazzi dei primi due anni della scuola superiore.

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«I primi due incontri sono andati benissimo, ricchi di spunti e domande da parte dei ragazzi – racconta Mantegazza – Quando abbiamo aperto la stanza della piattaforma Zoom che avremmo dovuto utilizzare per l’incontro da remoto, ho subito notato che qualcosa non andava. Uno degli uditori si era loggato utilizzando come immagine del suo profilo il volto di Hitler. Gli ho immediatamente chiesto di andarsene o di cambiare immagine e lì è iniziato l’attacco».

Il relatore racconta di aver sentito distintamente frasi inneggianti al Duce, parole ingiuriose contro gli ebrei, bestemmie e insulti. «Anche gli insegnanti erano basiti e impotenti come me – continua il relatore – Non potevamo fare niente, era davvero impossibile riuscire a parlare anche perché avevano messo musica ad altissimo volume».

I promotori dell’iniziativa hanno quindi provato a cambiare piattaforma, spostandosi da Zoom a Meet, ma anche qui si sono ripresentati gli stessi soggetti che hanno ricominciato a urlare e imprecare.
«A quel punto l’unica cosa possibile era interrompere immediatamente l’incontro. Sono certo che fossero voci di adolescenti, forse una decina. Erano organizzati perché sapevano esattamente cosa fare. Il loro scopo era proprio quello di far saltare l’incontro e ci sono riusciti, coperti dall’anonimato del web. È proprio questa la cosa che più mi amareggia e che mi preoccupa: il fatto che un simile episodio sia successo dentro una scuola. È verosimile pensare che fossero studenti, e questo è davvero inquietante, significa che è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto con i giovani. Sporgerò denuncia per quanto è successo. È un fatto gravissimo che non può passare sotto silenzio. Non è una bravata, è qualcosa di ben più serio: la volontà di pochi di impedire il dialogo e la conoscenza».

Ironia della sorte: l’argomento del terzo incontro avrebbe dovuto riguardare un paragone tra la violenza inutile descritta da Primo Levi e la cyber violenza e il cyberbullismo.