Mattia Gelosa, consigliere comunale del Pd di Lissone, ha appena pubblicato il suo secondo libro. “E poi tornarono le lucciole” è pubblicato con Amazon. Un thriller che si ispira ai luoghi della provincia di Vercelli e alle leggende locali.
Il romanzo del consigliere comunale di Lissone: “L’ispirazione durante una trasferta di lavoro”
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro? «E’ un romanzo che nasce per caso, da un’ispirazione di quelle che arrivano all’improvviso. In questo caso- ci spiega- l’idea è nata durante una breve trasferta di lavoro: un paio di anni fa scrivevo per una rivista trade dedicata al settore del food&beverage e un giorno dovevo andare nella zona di Vercelli per fare un’inchiesta sul mondo del riso. Durante la visita in uno di quei borghi, il titolare di un’azienda con secoli di storia ha iniziato a raccontare qualche aneddoto su quei luoghi. Quegli spunti mi hanno intrigato e si sono trasformate in ricerche e approfondimenti. Avevo così tra le mani l’ambientazione e il contesto perfetti su cui calare una storia che dopo quasi due anni di lavoro è diventata questo romanzo. Il titolo è volutamente poco da thriller, ma più da libro sognante, quasi romantico, perché penso che questo lavoro sia in parte così: ci sono scene cruente ed episodi paurosi che si alternano a sprazzi di umorismo e a momenti che sono un omaggio alle grandi amicizie. Il libro gioca sui contrasti, mescola presente e passato, leggende e sovrannaturale, ma con spiegazioni tutte poi molto realistiche. Credo sia un libro molto appassionante e capace di immergere nell’ambientazione della provincia vercellese».
Il romanzo del consigliere comunale di Lissone: la prima fatica nel 2011
Lei ha già scritto altri libri? “Sì, nel 2011 ho esordito con un romanzo chiamato “Il destino del Diavolo”, pubblicato da Il Grappolo di Salerno e scritto sulla base di un’idea di un amico, Matteo Fedeli. Era sempre un thriller e anche in quel caso si giocava sul mix di orrore e leggerezza: è un aspetto che mi è sempre piaciuto anche nei film, quando riesce bene. Avevo ambientato tutto a Londra, ma per puro omaggio al giallo classico, perché avevo scritto il libro senza aver mai visto la città e inventandomi tutto il contesto – afferma -qui invece ho voluto davvero cucire la storia sull’ambientazione e sui luoghi visitati, pur senza mai nominarli, per lasciare qualche alone di mistero in più e non far capire al lettore dove stessi inventando io e dove invece citassi qualcosa di esistente. La scrittura è una mia passione da sempre, sin dalle media mi dicevano che avevo una “buona penna” e quindi ho coltivato questa passione poi alle superiori e anche oltre. Stavolta ho voluto pubblicare con Amazon per non cedere alle proposte delle piccole case editrici, che oggi chiedono sempre soldi in cambio della pubblicazione di un libro e poi difficilmente si capisce se lavorano davvero e soprattutto come lavorano con le opere in catalogo.Così facendo, invece, gestisco tutto io e mi prendo ogni merito e demerito di quella che può essere la sorte di questo libro”.