Ristoranti e bar: a Monza riapre (forse) uno su due. Tra le idee c’è anche lo street food

Tutti guardano al 26 aprile, il giorno in cui l’Italia comincia a riaprire il settoer della ristorazione dopo le restrizioni dei mesi invernali. Ma a Monza una attività su due non apre, lo dicono i titolari e lo conferma l’ufficio commercio del Comune.
Monza Ada Rosafio
Monza Ada Rosafio Fabrizio Radaelli

Un’attività di ristorazione su due a Monza rischia di non riaprire lunedì 26 aprile. A dirlo sono gli stessi ristoratori, i titolari di pizzerie, bar e caffetterie che non potranno allestire spazi all’aperto per poter riprendere l’attività, secondo le norme stabilite dal Governo.

A confermarlo sono anche i numeri forniti dall’Ufficio commercio del Comune. Le attività di ristorazione in città sono 460. Di queste 150 hanno chiesto e ottenuto il permesso di poter occupare suolo pubblico fuori dal negozio con tavolini e sedie. A questi si aggiungono poi gli altri ristoratori che già prima dell’emergenza Covid avevano fatto richiesta per il plateatico durante l’estate, dal momento che il contratto è solitamente triennale.

Ristoranti e bar: a Monza riapre (forse) uno su due. Tra le idee c’è anche lo street food
Monza Vincenzo Buttice

Un bilancio. «Dunque è verosimile pensare che potrebbero essere circa 200 le attività che avranno la possibilità di estendere i tavoli anche fuori dal negozio – spiegano dall’Ufficio commercio – Inoltre 150 è un numero in divenire, si stanno valutando molte altre richieste già pervenute ma che sono ancora al vaglio dei tecnici».

Numeri confermati anche dagli stessi ristoratori. «Il 50% dei ristoranti, delle pizzerie e dei bar di Monza non aprirà – spiega Vincenzo Butticè, ristoratore monzese, cofondatore del gruppo Ristoratori Uniti – Occorre allestire almeno sei tavoli per poter ripartire e produrre liquidità. Questo annuncio fatto dal governo serve solo a riempire i titoli dei giornali, ma non risolve i nostri problemi. Il distanziamento era già garantito all’interno. Non è giusto non concedere a tutti la possibilità di riaprire. Chi non potrà spostare all’esterno i tavoli perché si trova a ridosso di una zona trafficata o su un marciapiede troppo piccolo cosa può fare? Non apre più?» è la sua domanda.

Butticè mostra scetticismo anche per la promessa riapertura a pranzo all’interno dei locali a partire dal primo giugno. «Chi fa questo mestiere sa che quello che traina i guadagni è il mercato serale. È ovvio che chi può permettersi di ripartire già da lunedì prossimo all’aperto sarà più avvantaggiato. Occorre un intervento dell’amministrazione. Penso a una zona come via Bergamo, piena di locali. Se non si prevede la ztl tutti i giorni e non solo il fine settimana si condanneranno anche quelle attività alla chiusura».

La proposta. Un pensiero condiviso anche da Ada Rosafio, delegata di Confesercenti di Monza.
«Ci sono spazi a Monza dove è possibile attrezzare chioschi temporanei per permettere a quelle attività che non possono allestire tavoli all’aperto di poter comunque riaprire – spiega – Penso allo street food per esempio. È il Comune che deve proporre qualche soluzione. La normativa nazionale può anche andare bene, ma deve poi essere adattata al territorio. Penso a spazi come via Bergamo, il ponte di San Gerardino ma anche alcune zone del parco. Perché non provare a concederle ai ristoratori per riavviare le loro attività. Dobbiamo pensare a far ripartire il commercio, non c’è più tempo da perdere. E l’amministrazione deve, in questo momento, dimostrarsi coraggiosa e lungimirante».